Stella super-manager alla Angelo Dundee!

Pubblicato il 8 dicembre 2025, 10:54 (Aggiornato il 9 dic 2025 alle 11:22)
Insomma, il discorso è chiaro e semplice. La MCL39 è una condizione necessaria e avere Piastri e Norris è l’altra condizione non sufficiente: quindi per vincere il mondiale ci vuole ben altro. E dalla macchina non si può estrarre, questo altro, perché i tecnici hanno già tirato fuori tutto. No, tocca al timoniere incitare alla serenità, dare sicurezze, consolare gli afflitti e far respirare gli oppressi.
Mai come quest’anno in F.1 il team vincente ha dovuto fare i conti con gli alti e i bassi dei piloti, con flessioni importanti e puramente psicologiche, con parabole improvvisamente discendenti. Prima di Norris e poi di Piastri. Perché? Perché sono ancora ragazzi, punto. Perché non tutti nascono con la cotenna di Clark, Senna e Verstappen. Perché se non hai a bordo ring l’uomo che sa dire e fare le cose giuste, le sberle che prendi sul quadrato pesano il doppio e rischiano di buttarti giù.
E Stella è stato l’Angelo Dundee del Muhammad Ali/Lando Norris che ha retto alle bordate del Foreman/Verstappen a Kinshasa/Abu Dhabi.
Un uomo, non un personaggio
Questa è l’immensità dell’Andrea Stella versione estate-autunno 2025, anche se a descriverlo così sembra più una collezione di moda che un cristiano. Ma tant’è. Lo Stella visto in questo finale di mondiale nessuno lo aveva mai visto prima. È il pompiere che getta acqua sui mille fuocherelli accesi in ogni dove, è quello che smentisce prima la preferenza del team per Piastri vedi Zandvoort, poi il reinnamoramento per il ritrovato Norris, fino alla vigilia di Las Vegas. È la persona normalissima e seria che nella notte maledetta di Vegas allarga le braccia e dice al mondo, semplicemente: colpa nostra, colpa mia, da qui ripartiamo.
Altro che regole Papaya. Altro che presunti e strani rituali appiattenti. Andrea Stella è un uomo prezioso, che nel suo ruolo si perita di rispettare tutti, i suoi piloti per primi, alla pari degli avversari. La verità? Andrea Stella ha vinto tutto, qui e ora, perché ha saputo rimanere calmo senza perdere la trebisonda quando tutto sembrava ormai perduto.
E, riuscendo a condurre in porto la sua sfida, ha sconfitto i fantasmi di Abu Dhabi 2010, la notte più maledetta della sua vita agonistica, quando, anche lì, c’erano un paio di Red Bull a dargli fastidio e un suo ragazzo che sembrava vincitore annunciato, ma anche no.
Per questo fare festa ad Andrea Stella adesso non è solo applaudirlo per i tre mondiali vinti in due anni, ma anche e soprattutto per talento, buon gusto, eleganza, classe e civiltà che ha mostrato nel riuscirci.
(2/2).
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