Nella sequenza fotografica di Sutton (a seguire in coda) vediamo uno dei momenti salienti delle prove di qualifica a Suzuka.
Si tratta della fase finale, quasi sotto la bandiera a scacchi, quando Hamilton, Webber e Schumacher si stanno lanciando per il loro (possibile) ultimo giro cronometrato.
Tutto nasce dal fatto che Hamilton non vuole stare troppo "sotto" a Button - che infatti si vede all'estrema sinistra della prima immagine - e ha rallentato per lasciare del margine fra sé e il compagno di squadra. Nel frattempo però arrivano Webber e Schumacher che (avvertiti e spronati via radio dai rispettivi box) hanno ben presente che il tempo a disposizione è davvero agli sgoccioli, e quindi non vogliono - né possono - perdere tempo.
Così Webber si infila di slancio all'interno di Hamilton, che è rimasto in posizione abbastanza centrale ma ha comunque visto l'australiano negli specchietti (ma non per questo l'ha favorito, visto che l'ostruzione a quel punto sarebbe diventata proprio Webber). Mentre a Schumacher non resta che affiancare la McLaren a sinistra: per questo Hamilton non se ne accorgerà subito e fra i due si rischia la collisione, con Schumacher costretto ad allargare sull'erba sintetica.
Un rischio inutile per eccesso di fretta? Mica tanto: fra i tre, solo Webber riuscirà a passare sul traguardo prima che il cronometro delle prove arrivi a zero e quindi inizi a sventolare la bandiera a scacchi, ma con il lancio sul rettilineo e quindi l'intero giro compromessi dalla traiettoria sbagliata che è stato costretto a seguire in chicane (ma anche da un errore successivo) e dai pneumatici sporcati. Mentre né Hamilton né Schumacher sono riusciti a fare in tempo per avere a disposizione quel giro cronometrato in più (che poi era l'unico per il tedesco) che forse avrebbe permesso loro di modificare la rispettiva posizione in griglia, arrivati sul traguardo con pochissimi attimi di ritardo.
Dunque qualifiche rovinate (forse) per tutti i protagonisti del "fattaccio" - e pole di Vettel salva? - con Hamilton e Schumacher a dichiarare poi entrambi di essere stati rallentati l'uno dall'altro. Probabilmente la considerazione più opportuna, alla fine, è quella di Webber, che ha detto: «È stata una pura questione di tempistica sfortunata. Nessuno ha fatto qualcosa di veramente sbagliato, solo che ognuno voleva poter iniziare l'ultimo giro disponibile nelle migliori condizioni. Ma non potevamo farlo tutti e tre...».