Meno velocità, più stabilità

Meno velocità, più stabilità

14 set 2011

Vale la pena tornare sull’entusiasmante Gran Premio d’Italia; perchè la corsa monzese ha non soltanto decretato una volta di più la superiorità della Red Bull e di Sebastian Vettel, ma anche la bravura del progettista Adrian Newey. Alla vigilia delle prove di qualificazione del GP d’Italia, il responsabile della Red Bull Christian Horner aveva dichiarato: “Abbiamo fatto il possibile per adattare a una pista veloce una monoposto progettata per generare carico”.

Doveva essere, il circuito di Monza, il meno favorevole alla Red Bull. Troppo veloce, si diceva, per la monoposto progettata dal geniale ingegnere inglese Adrian Newey. Ecco, invece, la 13esima pole position stagionale consecutiva – cioè il primato in tutte le qualifiche – e l’ottava affermazione. Con una superiorità che sul veloce tracciato lombardo è stata schiacciante.

L’aspetto più curioso è che la Red Bull-Renault non era la migliore quanto a velocità massima: 327, 7 km/h rilevati alla monoposto di Sebastian Vettel sul rettifilo principale durante le qualifiche del Gran Prmio d’Italia, contro i 349,2 della Sauber-Ferrari del messicano Perez . In gara, Vettel è stato addirittura tra i più lenti in rettilineo: 327,4 km/h contro i 339 della Mercedes di Schumacher, i 336,7 e 342,8 delle Ferrari rispettivamente di Alonso e Massa, i 333 km/h delle McLaren-Mercedes di Button ed Hamilton.

Viste le prestazioni velocistiche di Vettel in qualifica e gara, la velocità massima a Monza non conta più?Adrian Newey ha semplicemente puntato su una monoposto aerodinamicamente carica, quindi con velocità massima inferiore, per avere più aderenza e motricità in curva. Sacrificare la punta velocistica si traduce perciò nel vantaggio di una maggiore bilanciamento in frenata – il posteriore si alleggerisce meno e dà maggiore sicurezza al pilota – e stabilità in curva.

Vettel ha potuto così sfruttare meglio le gomme e accelerare un pelo prima; sufficiente comunque per fare la differenza di prestazione. Insomma, una strategia tecnica contro corrente considerando le caratteristiche di Monza. Newey aveva compreso che anche sul circuito lombardo l’importante non è andare forte sul dritto ma uscire meglio dalle curve.

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