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Così Schumi cominciò a farci sognare

Stefano Tamburini
8 ott 2025
Molti di noi non lo ricordavano neanche più come ci si potesse sentire al cospetto di un Mondiale di Formula Uno, altri ancora non l'avevano vista mai una roba del genere. Eppure, quel sabato sera di ottobre di 25 anni fa, quasi tutti andammo a dormire convinti che sarebbe stata la volta buona, per le Ferrari e per Michael Schumacher. Prendemmo sonno sciuri che ci saremmo svegliati all'alba per assistere a un'emozione certo non da poco. Ma non c'era incoscienza in quella consapevolezza molto ardita, viste le tante amarezze precedenti. C'era un senso di fiducia che veniva dal cuore, da ciò che era nell'aria.
Sì, perché i segnali erano forti e lo erano stati anche quando le cose nelle stagioni precedenti non erano andate benissimo. Solo che stavolta si percepiva distintamente che la tendenza era un'altra, che i conti con le avversità sarebbero stati regolati una volta per tutte. Nulla a che vedere con la desolazione degli ultimi campionati attuali, soprattutto di quello in corso, con una Ferrari ormai ostaggio della Congrega degli Incompetenti che stanni ai vertici e tengono priogioniera una scuderia che sforna talenti e li vede brillare poi altrove. E che negli uffici e nelle officine ne ha sicuramente anche altri, usati nel modo sbagliato o costretti a ripiegare nelle retrovie del "fammi fare gli affari miei che con quelli là...".
Già, anche per questo è meglio riaprire lo scrigno dei ricordi più preziosi piuttosto che ripensare a questa stagione partita con la pantomima dei Grandi Proclami e di una narrazione compiacente fino alla negazione del disastro fin quando è stato impossibile non arrendersi all'evidenza dell'insipienza.
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