25 settembre 2005: primo titolo per Alonso e Renault, l'ultimo dei V10

Venti anni fa, un giovane Alonso diventava re e portava per la prima volta la Renault sul tetto del mondo; nota curiosa: nessuno è mai sceso in pista a venti anni dal primo titolo iridato
25 settembre 2005: primo titolo per Alonso e Renault, l'ultimo dei V10
© Alpine F1 Team

Matteo NovembriniMatteo Novembrini

Pubblicato il 25 settembre 2025, 09:01 (Aggiornato il 25 settembre 2025, 12:20)

Provate ad immaginare Juan Manuel Fangio ancora in pista negli anni '70, Jackie Stewart in gara alla fine degli '80, Niki Lauda che sgomita sulla griglia di fine secondo millennio oppure Nelson Piquet ed Alain Prost con casco e guanti negli anni Duemila. Ancora, immaginate di guardare avanti e vedere Max Verstappen in pista nel 2041. Sembra roba figlia dell'intelligenza artificiale, invece è la magnifica realtà di Fernando Alonso, ancora nei GP 20 anni dopo il primo titolo iridato.

Il primo di Alonso e Renault, l'ultimo dei V10

Era il 25 settembre 2005 e, al Gran Premio del Brasile, Fernando Alonso conquistava la prima delle sue due corone iridate. Lo faceva a 24 anni, divenendo, all'epoca, il più giovane campione del mondo di sempre (record battuto nel 2008 da Hamilton e due anni dopo ulteriormente ritoccato da Vettel). Lo faceva con una faccia più giovane di quella di oggi, mani sul volto e poi un urlo di gioia che ha fatto storia. Nell'anno di una McLaren velocissima ma fragile, nell'anno di una Ferrari che chiudeva mestamente la sua era dorata, la Renault R25 era stata l'arma migliore per portare a casa il titolo iridato. Quell'urlo di Fernando si confondeva con la sinfonia del 10 cilindri: era infatti l'ultimo anno dei V10 in gara, prima di lasciare il posto agli 8 cilindri. Poco importa che, l'anno dopo, come previsto dal regolamento, la Toro Rosso potè ricorrere, unica in griglia, ad un V10 limitato nella prestazioni: anche se la STR1 è ad oggi l'ultima ad aver portato in gara il 10 cilindri, di fatto la vera era dei V10 si chiuse in quel 2005.

Fernando Alonso, vincendo sia nel 2005 che nel 2006, avrebbe chiuso l'era dei V10 e aperto quella dei V8. Ma il punto, nel 20° anniversario di quel primo titolo, non è tanto la celebrazione di quello che fu anche il primo titolo nella storia della Renault. Di quel campionato, all'epoca e negli anni, si è detto e scritto molto: qui, piuttosto, siamo a sottolineare la longevità dello spagnolo, ancora in pista dopo due decenni. Nessun campione del mondo eccetto lui è sceso in pista a 20 anni di distanza dal primo titolo vinto. Da qui, le suggestioni di un Niki Lauda in pista negli anni '90 oppure di un Prost ancora in gara nei primi anni Duemila. Lasciando da parte il confronto e l'età che ognuno avrebbe avuto a vent'anni dal proprio titolo iridato (Fangio, per dire, a metà degli anni '70 avrebbe avuto più di 60 anni!), Fernando Alonso sta facendo la storia

Ancora qui per l'ultima occasione

Anzi, l'ha già fatta. E allora perché Fernando Alonso è ancora qui? Perché vuole, ancora, l'ultima occasione. Lo ha detto lui stesso: ormai perché non avrebbe senso mollare adesso prima della rivoluzione regolamentare del 2026, e poi perché vuole andarsene lasciando il segno. Recentemente non ha parlato di vittorie o di titoli, ma semplicemente del desiderio di avere "una buona macchina". Insomma, vorrebbe l'ultimo giro di giostra per divertirsi, per gustarsi quel sapore che da troppo tempo non conosce più. Senza avventurarsi nell'idea di un titolo iridato che, a 45 anni, avrebbe del clamoroso, lo stuzzica il desiderio di chiudere almeno con una vittoria, che nobiliterebbe la parte finale di una carriera convulsa, piena zeppa di talento ma anche di opportunità mancate, perché figlie troppe volte di scelte sbagliate.

L'ultimo jolly, è rappresentato proprio dalla Aston Martin e dalla Honda, che devono mettere su, insieme, l'ultima occasione di Fernando Alonso. Se riavvolgiamo il nastro e torniamo al 2005, chissà se il Fernando Alonso di allora avrebbe trovato più sorprendente essere ancora in pista 20 anni dopo, oppure l'essere costretto a vivere digiuni così lunghi. Magari, la sorpresa più bella sarà quella di essere, di nuovo e finalmente, davanti a tutti. Perché ha quasi un quarto di secolo di storia in F1 ed un ventennale da festeggiare, ma a lui non importa: lui, è abituato a guardare avanti.

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