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Marco Cortesi
11 ago 2025 (Aggiornato il 12 ago 2025 alle 09:02)
Con due gare di anticipo Alex Palou si è laureato per la quarta volta campione IndyCar. Un risultato eccezionale, che lo pone alla pari di tanti fenomeni come Mario Andretti e Dario Franchitti, ma in un certo senso superiore dato che è stato ottenuto nell'arco di sei sole stagioni e a meno di 30 anni. Davanti a lui, ci sono solo Scott Dixon con 6, e il leggendario AJ Foyt con 7. Palou è arrivato terzo nell'appuntamento stradale di Portland che ha visto trionfare finalmente il team Penske dopo una stagione di sofferenze grazie a Will Power. Dei tre piloti del Capitano, proprio quello senza ancora un contratto per l’anno prossimo.
Il pilota australiano ha saputo gestire al meglio lo stint con le gomme dure, quelle meno performanti, per tenere a bada Christian Lundgaard (autore della pole ma penalizzato per un cambio motore) e Felix Rosenqvist. A mettere fuori gioco Pato O'Ward, che partiva davanti a tutti, ci ha pensato un problema elettronico che l’ha portato a rientrare solo per fare test con dieci giri di distacco. Lundgaard, che aveva optato per la stessa strategia di Power, anticipando una delle soste, ha chiuso quindi secondo. Alle sue spalle Palou, che ha provato ripetutamente ad attaccarlo ma è stato regolato più volte. Prima, ha sorpreso il rivale in curva 1, ma ha dovuto cedere nel rettilineo di ritorno. Poi, si è rifatto sotto con un attacco più forzato negli ultimi giri finendo fuori pista. Palou ha così pensato bene di conservare un piazzamento che gli avrebbe dato il titolo.
Alle spalle dei tre piloti da podio, diversi protagonisti che hanno approfittato di una caution iniziale per liberarsi presto delle gomme dure con cui erano partiti. Tra loro, Graham Rahal, Alexander Rossi e Callum Ilott, autore in particolare del terzo piazzamento in top-10 per la PREMA. La squadra italiana ha messo ancora in atto la strategia migliore. L'inglese ha sacrificato un po' la qualifica usando un solo treno di gomme morbide che però si è ritrovato, nuovo, per la gara. È così riuscito a recuperare a forza di undercut.
A seguire Scott McLaughlin, Marcus Armstrong e Felix Rosenqvist, che hanno pagato il fatto di aver usato le gomme dure in un periodo di gara particolarmente “tirato". Decimo poi Colton Herta, in una giornata in cui il team Andretti è stato sottotono. Undicesimo posto per Scott Dixon, penalizzato per aver spedito in testacoda Josef Newgarden mentre lottavano per la top 5. Altri contatti importanti sono arrivati all'avvio. Santino Ferrucci è finito da solo a muro al primo giro dopo aver perso il posteriore in accelerazione, mentre Christian Rasmussen e Conor Daly si sono scambiati ripetutamente colpi proibiti fino a quando il danese ha spedito nelle barriere il pilota di casa Juncos-Hollinger.
1 - Will Power (Dallara-Chevrolet) - Penske - 110 giri
2 - Christian Lundgaard (Dallara-Chevrolet) - McLaren - 1”5388
3 - Alex Palou (Dallara-Honda) - Ganassi - 2”4485
4 - Graham Rahal (Dallara-Honda) - RLL - 10”5791
5 - Alexander Rossi (Dallara-Chevrolet) - ECR - 16”1754
6 - Callum Ilott (Dallara-Chevrolet) - PREMA - 17”7497
7 - Scott McLaughlin (Dallara-Chevrolet) - Penske - 26”9355
8 - Marcus Armstrong (Dallara-Honda) - MSR - 28”1733
9 - Felix Rosenqvist (Dallara-Honda) - MSR - 30”1013
10 - Colton Herta (Dallara-Honda) - Andretti - 37”6096
1. Palou 626; 2. O'Ward 475; 3. Dixon 411; 4. Lundgaard 387; 5. Kirkwood 387
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