«Ecco come sventammo il sequestro del secolo»
Il 25 Ottobre 1975 la Banda dei Marsigliesi tentò di rapire Enzo Ferrari. Intervista a Pino Zaccaria, il poliziotto che, assieme a un collega, quella mattina di 50 anni fa bloccò due criminali proprio a un passo dal Drake

Sandro Ermini
Pubblicato il 25 ottobre 2025, 07:50
E allora che faceste?
«Andammo verso i due spingendoli verso l’ingresso di uno stabile per rendere difficoltosa un’eventuale fuga. Chiedemmo loro i documenti e le carte d’identità esibite, nuovissime, recavano intestazione di documenti rilasciati a Milano quando l’accento
dei due era marcatamente capitolino».
Tutto risolto?
«Neanche per sogno. Uno dei due soggetti tentò la fuga. Lo inseguii e ci fu una violenta collutazione. Mi sferrò alcuni calci che mi incrinarono le costole ma lo fermai. Ero di stazza più piccola della sua, ma riuscì a fermarlo e arrestarlo. Finalmente intervenne una volante, chiamata da Valentini. Scattarono le manette ai polsi dei due sospettati. Ma il giovane che avevo placcato, che poi si rivelò essere un ex pugile dilettante, arrivato in Questura si scagliò contro una vetrata ferendosi con l’obbietivo di poter trovare condizioni favorevoli a una successiva fuga dall’ospedale in cui sarebbe stato ricoverato. Cosa che non si verificò trazione al piantone messo di guardia giorno e notte alla sua camera.

Intanto i complici in auto si erano eclissati. Scoprimmo in seguito che tutti quanti facevano parte di un gruppo armato, formato da latitanti, che avrebbero dovuto dare manforte ai due criminali arrestati quella mattina a Modena nel tentativo di sequestro di Enzo Ferrari e che in macchina avevano fucili a pompa e altre armi. Dalle nostre indagini emerse poi che la banda era il gruppo armato dei marsigliesi, un clan tra i più terribili e criminali di quegli anni protagonisti di sanguinose rapine e di una moltitudine di sequestri di persona».
Ma in tutto questo trambusto Enzo Ferrari che cosa fece?
«Il Commendatore non si accorse di niente e venne informato della vicenda solo in un secondo momento».
Successivamente che cosa successe?
«In relazione alla sua sicurezza Enzo Ferrari fu oggetto di un’attenzione costante da parte della Questura e anche la sua scorta venne rinforzata. Fu anche molto attento verso le istituzioni che avevano sventato il sequestro e poco tempo dopo fissò un appuntamento al ristorante il Cavallino di Maranello dove con garbo e signorilità chiese se interessi far parte della sua scorta. Con rammarico declinai l’offerta nonostante fosse molto più remunerativa di quanto lo Stato potesse offrire. L’ingegnere comprese e apprezzò il mio gesto. Io ho sposato la divisa e non l’ho mai tradita».

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