Brown: la rinascita McLaren è iniziata dalla trasparenza

Pubblicato il 26 novembre 2025, 10:46
Dal fondo alla cima delle classifiche: la McLaren è stata protagonista negli ultimi anni di una delle rimonte più belle della storia della Formula 1. La storia della scuderia di Woking è quella di un team storico delle corse automobilisitche che è riuscito a sollevarsi da un momento molto duro per arrivare a conquistare due mondiali costruttori di fila e a lottare per il titolo con entrambi i piloti.
In un estratto del podcast Beyond the grid, Zak Brown ha raccontato la storia della rinascita del team: "È stato il peggio che si potesse immaginare. Eravamo noni in campionato, avevamo pochissimi sponsor. I tifosi non erano contenti di noi. E la cosa peggiore è stato l'ambiente, la mancanza di fiducia e trasparenza all'interno della
fabbrica, non andava bene. A parte questo, tutto andava alla grande. La cosa fantastica era il nostro marchio, la nostra storia, McLaren, e non avevo dubbi che avessimo delle persone fantastiche qui. Ma quando hai cinque diversi team manager in cinque anni [...] non potete guidare nulla quando hai un nuovo leader ogni 12 mesi. E quindi ho pensato che ci dovesse essere grandezza qui. E quindi la prima cosa che ho voluto fare è stata ricostruire la fiducia attraverso la trasparenza e affrontare tutte le diverse aree."
Il CEO della McLaren non si è risparmiato e ha raccontato come sia stato necessario tornare al colore Papaya, ottenendo più energia e uscendo da un'identità più cupa e chiusa.
Dopo aver dato una nuova luce alla squadra, aver trovato nuove risorse e aver riformato il team, i risultati del duro lavoro sono cominciati ad arrivare sotto la guida di Andrea Stella e il supporto tecnico di Gil de Ferran e Peter Prodromou.
L'era di Daniel Ricciardo
Zak Brown ha poi affrontato la questione di Daniel Ricciardo, che ha vissuto il McLaren due delle stagioni più complicate della sua carriera: "Nel 2022 abbiamo avuto le questioni legate ai nostri piloti, le sfide con Daniel, che è un bravo ragazzo, ma purtroppo non ha funzionato. Ma sotto la superficie vedevo qualcosa che non mi piaceva: la direzione che stava prendendo la squadra e la leadership, rispetto a ciò che oggi facciamo."
Il CEO della McLaren ha spiegato cosa lo ha portato a riformare il team partendo da una solida ambizione mossa da talento e soprattutto lavoro di squadra: "Solo progressi graduali: non essere mai soddisfatti, puntare alla perfezione, che non si raggiunge mai, perché si può sempre fare meglio, ma continuare comunque a inseguirla. Quel tipo di mentalità di lavoro di squadra, passo dopo passo. Per me, il momento di illuminazione, anche se tutti i titoli erano incentrati sui problemi di Daniel e dei piloti, è stato il Gran Premio di Francia del 2022. Abbiamo portato i nostri grandi aggiornamenti e non hanno funzionato. E la risposta della squadra non è stata quella che mi aspettavo. Lasciamo stare il fatto che tecnicamente io non posso risolvere quel problema, ma posso guardare le persone da cui mi aspetto che quel problema venga risolto e pensare: 'Non avete visto cosa è successo domenica?'. Eppure il lunedì era tutto come al solito. Quello è stato il mio vero momento di illuminazione."
La soluzione è (anche) la trasparenza
Un vero leader sa prendere in mano le redini di una squadra e ammettere di essere in una determinata situazione, soprattutto quando è necessario ammettere di non essere invincibili. Il CEO della McLaren ha spiegato come la trasparenza nei confronti della comunità sportiva e dei tifosi sia necessaria per iniziare un percorso di crescita.
"Siamo diventati molto trasparenti. Lo abbiamo detto ai media, e tutti hanno reagito: 'Oh mio Dio, siete pazzi?'. Ma era semplicemente quello che si sarebbe visto alla prima gara, quindi tanto valeva essere onesti. Siamo molto schietti. Siamo molto disciplinati nel nostro comportamento. Siamo onesti con noi stessi. Siamo onesti con tutti."
La rinascita della McLaren dimostra quanto conti avere il coraggio di guardarsi allo specchio, riconoscere gli errori e ricostruire, passo dopo passo, un’identità tecnica e umana solida. Il lavoro svolto negli ultimi anni a Woking è la prova che, con trasparenza, visione e una leadership capace di assumersi le proprie responsabilità, si può risalire dal fondo fino a tornare a giocarsi vittorie e mondiali. E forse, oggi, più di un team in difficoltà potrebbe ritrovare in questa storia un modello da cui prendere ispirazione: perché ogni grande percorso parte sempre dall’ammissione delle proprie colpe, anche quando farlo pesa più che continuare a guardare altrove.
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