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La fisica quantistica in F1: l'omaggio di Hadjar al padre

Il podio di Zandvoort non basta a definire Isack Hadjar: talento, radici e un legame speciale col padre lo rendono un rookie esemplare
La fisica quantistica in F1: l'omaggio di Hadjar al padre
© RB/Isack Hadjar

Debora FigoliDebora Figoli

2 set 2025

Non è il podio conquistato a Zandvoort che ha messo sotto i riflettori Isack Hadjar. Il franco-algerino era già al centro delle attenzioni dall’inizio della stagione. Classe 2004, sta conducendo un esordio di tutto rispetto, capace di conquistare un risultato pesante su una delle piste più complicate e “vecchia scuola” del calendario 2025. Tra i debuttanti, solo Kimi Antonelli è riuscito come lui a salire sul podio, confermando quanto la nuova generazione stia bruciando le tappe.

Radici semplici e lavoro duro

Hadjar non arriva da un contesto privilegiato. La sua è una famiglia di lavoratori, genitori che hanno costruito passo dopo passo il loro presente per dargli l’opportunità di inseguire un sogno tanto costoso quanto difficile. Fondamentale nella sua crescita è stato il padre Yassine, fisico quantistico, che lo ha spinto verso il motorsport quasi per caso: “Quando avevo cinque anni mi mise su un kart a noleggio, e per me fu un’esperienza spaventosa. Poi mio padre due anni dopo mi iscrisse ad un corso che si teneva in un kartodromo appena fuori Parigi, lo stage prevedeva una lezione ogni due settimane, la domenica mattina. Finì che l’istruttore disse a mio padre ‘tuo figlio è bravo, dovresti prendergli un kart e farlo provare a gareggiare’”. Parole con cui Hadjar, in un’intervista a Roberto Chinchero per Motorsport.com, ha ricordato i primi passi di una carriera oggi lanciata nel palcoscenico più prestigioso.

Un casco che racconta una storia

Il legame con il padre continua ancora, anzi, si è trasformato in un simbolo visibile. Hadjar ha infatti inciso sul retro del suo casco una serie di formule di fisica quantistica, un omaggio diretto a Yassine. È il modo con cui il pilota della Racing Bulls porta con sé, in ogni gran premio, la radice della propria storia. Non solo, il papà era presente a Zandvoort, il giorno in cui Isack è salito per la prima volta sul podio in Formula 1. Un cerchio che si chiude, un gesto che mostra come questo sport possa essere feroce e spietato, ma al tempo stesso capace di regalare momenti di grandezza assoluta.

 

 

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