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Il senso della nuova Williams

Viaggio nella logica di una (ormai) piccola squadra

Il senso della nuova Williams

Mario DonniniMario Donnini

6 feb 2023 (Aggiornato alle 12:39)

Tanto la nuova Williams in pista non sarà niente di rivoluzionario e questo più o meno si sapeva. Non vi scervellate troppo per livrea o posizionamento degli sponsor, sono solo dettagli. Gli aspetti tecnici davvero interessanti, se proprio vi saranno ma ho dei dubbi, si vedranno solo nei primi test del Bahrain o nella Q1 vera e propria. Adesso più che altro è wrestiling per calamitare attenzione.

Williams, dove eravamo rimasti

La Williams del presente

Comunque, per non sbagliarsi, la Williams nel 2023, di proprietà della società d’investimenti newyorkese Dorilton Capital, che verosimilmente la detiene in nome e per conto di qualcun altro che non vuole troppo figurare, è lì per far correre Alex Albon e il debuttante Logan Sargeant senza troope ambizioni e nessun sogno. Se non quello di una corsa matta che mandi il primo a podio o verosimilmente una macchina indovinata che consenta a entrambi di segnare punti non raramente.

Chi è in cerca di visibilità

Detto questo, ormai la Williams stessa conta e ha un senso tattico nella scacchiera come uno dei pochi team rimasti ancora vendibili a qualche grande marchio automobilistico in cerca di grande visibilità mondiale nella F.1 globale, sostenibile, extralusso che è diventato il Circus ai tempi di Liberty Media. Questo è quanto. L’aspetto più nuovo di tutti, è il fresco team principal, James Vowles, proveniente dalla Mercedes dov’era stratega. E dalla Mercedes arriva da tempo parecchia altra roba del retrotreno, power unit compresa, naturalmente. Forza ragazzi, dunque, i tempi di Frank Wiliams sono lontani e sperate per voi non siano troppo lontani, sul cronometro, quelli di Red Bull, Mercedes e Ferrari.

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