Ricciardo: "In Australia abbiamo scherzato col fuoco"

Il pilota australiano torna a parlare dell'annullamento del Gp di casa, sostenendo che la F1 abbia rischiato troppo in quel frangente

Ricciardo: "In Australia abbiamo scherzato col fuoco"
© Getty Images

Matteo NovembriniMatteo Novembrini

Pubblicato il 31 marzo 2020, 17:33

Ogni volta che va a Melbourne, Daniel Ricciardo viene acclamato come un eroe. E' il nuovo beniamino del popolo australiano ed ogni volta che si presenta in circuito al Gran Premio d'Australia è sempre un bagno di folla. Motivo per cui per il pilota Renault dover rinunciare al Gp di casa ha fatto più male che ad altri, ma Daniel è convinto che si sia fatto bene a non correre e dopo due settimane rincara la dose: "Si è scherzato con il fuoco".

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I timori di Daniel

Questo è ciò che Ricciardo ha raccontato al quotidiano australiano "The Age": "È stato un peccato per tutti gli australiani che lavorano lì, per gli spettatori, per i tifosi che volevano guardarlo in tv, ma è stata la decisione giusta al 100%, lo dico di nuovo. Mi è capitato solo una volta di pensare al fatto che avrei dovuto correre ed è successo mentre ero a casa, la domenica, all'ora del Gp. E' stato brutto". L'ex Red Bull inoltre afferma di aver avuto qualche timore: "Per me la situazione era molto chiara, il fine settimana di Melbourne è sempre molto caotico. Al virus non pensavo, ma dentro di me ero preoccupato, stavamo giocando col fuoco. Ho iniziato a pensare a dove mi trovavo, con chi avevo parlato, con chi mi ero incontrato, è stato facile diventare un po’ paranoico. Ai test in Spagna non c’era alcuna restrizione e in quel periodo dell’anno tutti in Europa hanno almeno un raffreddore. La testa a quel punto inizia a fare tanti pensieri”.

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Quel venerdì caotico

Sembrava scontato ormai che non si corresse, ma per dare l'ufficialità la F1 si è spinta ad appena un paio d'ore dall'inizio delle prove libere, quando alcuni team erano già entrati nel paddock, dopo una notte australiana lunghissima. Anche Daniel era convinto che non si dovesse correre, e lo pensava già nei giorni precedenti a Melbourne, per come la situazione del Covid-19 fosse ormai degenerata: "A mano a mano che ci avvicinavamo al fine settimana, guardavo gli altri sport, come ad esempio l'NBA, e mi dicevo che non avremmo dovuto assolutamente correre".

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