Aspetteranno e vedranno. Per Alonso, il Buddh Circuit, dove domenica si correrà il GP dell’India di F.1, è “una pista abbastanza simile alla Corea, dove c’è un settore molto veloce e con grandi frenate seguite da tornanti; e un altro più guidato, dove si tiene una media costante”. Ma sembra di capire, dalle sue parole, che ritiene più importante, ai fini del risultato, il primo dei due settori, quello che nelle intenzioni dell’architetto tedesco Tilke – il progettista del circuito – dovrebbe favorire i sorpassi grazie alla sede stradale molto larga.
Non è una novità che la Ferrari soffra più i tornanti, quest’anno, delle curve veloci: la ragione è nei diffusori soffiati che sulla concorrenza - Red Bull, ma anche McaLren - funzionano meglio. E che danno tanto più vantaggio quanto più è bassa la velocità della monoposto, in un determinato punto del circuito.
“Un podio sarebbe un successo – ha ammesso Fernando Alonso - Bisogna essere realisti”. Ma pensa di giocarsi l’arma delle variabili: “La pista che sarà sporca, le difficoltà di tutti per trovare l’assetto”. Le macchine pulitrici erano al lavoro già dal mattino: ma per Alonso, che il tracciato lo ha “scoperto” solo alle cinque del pomeriggio - le 13,30 in Italia - c’era una “capa de tierra”, uno strato di terreno, sull’asfalto. Se dovesse rimanere molta polvere, addio traiettorie incrociate: la linea sarà solo una.
Anche Fernando si è associato al dolore per la scomparsa di Wheldon e Simoncelli: “L’incidente di Dan l’ho visto in differita, e pensare che in Indycar sembra non si facciano mai niente... Quello di Marco l’ho seguito in diretta. Per due giorni ho avuto una sensazione strana, di tristezza. Quando abbassiamo la visiera pensiamo di essere invincibili, ma poi succedono queste cose...”.
(Nella foto, Fernando Alonso mentre percorre il Buddh Circuit in bicicletta)