Gli è bastato il terzo posto per vincere il mondale matematicamente a quattro gare dalla fine, ma Sebastian Vettel oggi a Suzuka voleva vincere. Ci ha provato in tutti i modi, prima chiudendo Button al via e spingendolo verso il prato, poi attaccando disperatamente Alonso. Finché dalla radio gli hanno ricordato di non fare fesserie e non rischiare incidenti.
«È difficile esprimere quello che provo - dice Vettel - Oggi non è stata una gara facile, non eravamo veloci con le soft come pensavamo di essere, la macchina era valida ma è stato difficile superare Alonso. Ho fatto il mio sorpasso dell’anno su di lui a Monza con un certo rischio e sapevo che qui non mi avrebbe fatto passare una seconda volta».
Vettel poi vuole un po’ spezzare il mito della superiorità assoluta della Red Bull: «Oggi abbiamo visto che le macchine sono tutte vicine fra loro: le prime quattro sono arrivate separate di meno di 10” (Webber, quarto è giunto a 8” da Button, ndr). Incredibile sapere che siamo così vicini fra noi e siamo riusciti a farcela. Quest’anno siamo stati comunque davanti noi, grazie anche al fatto che le persone del nostro team hanno fatto più del 100% del loro lavoro, non ci sono segreti particolari ma un approccio passo dopo passo».
Una delle spiegazioni di questo trionfo di Vettel è il fatto che è riuscito a partire dalla pole grazie a un miracolo dei meccanici: gli hanno ricostruito in fabbrica in poche ore l’ala speciale danneggiata venerdi che è venuta pronta sabato mattina, trasportata con una staffetta fra aerei e elicotteri. Vettel lo sa e omaggia il team: «Abbiamo in squadra tante persone che hanno contribuito al successo, lavorando tutta la settimana per costruire e riparare la mia macchina, abbiamo avuto un’opposizione molto forte ma è una persona che voglio ringraziare in particolare per il lavoro di tutta la stagione: Parmakowski, il mio preparatore finlandese, perché é quello con cui passo piu tempo di tutti, ed è lui che mi ha consentito di non perdere la concentrazione nella stagione. La cosa più difficile è stata vincere dopo aver già vinto, ripetersi anche se uno sa come farlo è ancora più dura. Da solo non ce l’avrei mai fatta, il sostegno è anche di Webber e di tutta la squadra. Sono confuso come quando ho vinto il primo titolo...».
Ma il complimento più bello per Vettel viene da Adrian Newey, l’uomo che gli ha disegnato la RB7: «Sebastian è come una spugna: si guarda in giro, apprende, fa degli errori come tutti, ma non ripete mai due volte lo stesso errore. È giovane ma pensa molto. È incredibilmente maturo per quanto è giovane. È incredibile quanto abbia appreso della F.1 in pochi anni».