Alonso come Clark e Lauda. Con la vittoria di Singapore arriva a quota 25 vittorie in F.1, il sesto di sempre nella storia della categoria, anche se gli ci sono voluti il doppio dei Gp dell’asso scozzese della Lotus per conquistare i 25 succesi. Ma di tutti questo è uno dei più importanti, perché grazie a questo trionfo riacciuffa i primi posti della classifica. Ora è secondo nel mondiale, ad appena 11 punti da Webber, e ha scavalcato Hamilton.
Ma soprattutto Alonso ha dimostrato che la Ferrari è competitiva su ogni genere di pista, adesso, dopo le incertezze di metà stagione. «La vittoria vuol dire molto, arrivando dopo Monza: significa che siamo messi bene anche su una pista che richiede un assetto aerodinamico molto carico, una pista quindi completamente diversa da Monza. Vuol dire che ora siamo sicuri di essere competitivi su qualsiasi tracciato e questo è di buon auspicio per la fine del mondiale. Ci siamo anche noi».
Per Alonso è stata una gara difficilissima, sempre con Vettel alle spalle che lo seguiva come un’ombra. Non poteva commettere il minimo sbaglio. «Una gara molto dura e lunga, con due safety-car e anche con i problemi di doppiaggio. Alla fine nell’ultimo giro c’erano 5 macchine da doppiare, una vettura in fiamme sul traguardo e quindi non si riusciva a superare in rettifilo. Era difficile gestire quella situazione e io ho cercato di controllare il mio distacco».