Verstappen, la grandezza del saper perdere

Max Verstappen non ha vinto, ma forse non ha nemmeno perso: dopo quattro anni scende dal trono, eppure non è mai apparso così grande e umano
Verstappen, la grandezza del saper perdere
© Getty Images

Matteo NovembriniMatteo Novembrini

Pubblicato il 8 dicembre 2025, 09:38 (Aggiornato il 8 dicembre 2025, 10:25)

È arrivato Laurent Makies, che a Verstappen è piaciuto subito. In apparentemente poco tempo, Laurent ha ridato brio a Milton Keynes come fa un defibrillatore ad un cuore dai ritmi cardiaci troppo lenti, quelli cui si stavano abituando alla Red Bull: perché bisogna ricordare le difficoltà in piena estate, quando Max è stato otto gare senza vincere ed andando sul podio solamente in due di queste otto occasioni.

Se c’è un rimpianto, forse, è quello di aver fatto durare sin troppo quel periodo no: ma la squadra ha comunque reagito e va verso un 2026 pieno di incognite con almeno qualche certezza in più. Del resto, loro temono principalmente il motore, dato che è il primo della loro storia. Ma per l’anno prossimo, gli obiettivi sono chiari: più che a vincere subito, puntano a convincere Verstappen che può essere ancora Milton Keynes il posto giusto per inseguire altri successi.

La grandezza del saper perdere

Perché Max Verstappen è uno che vuole vincere sempre e comunque, e che ha dimostrato di saper vincere: ad Abu Dhabi la corsa l’ha vinta senza apparente difficoltà, al termine di un weekend che era cominciato maluccio. La Red Bull, come suo solito, ha lavorato a fondo sulla macchina tra venerdì e sabato e Max ha ovviamente fatto il resto, con una qualifica super ed una corsa senza inciampi, con una RB21 aerodinamicamente più scarica ma letale nelle sue mani, così perfetto nel portarla al limite nelle frenate, nelle curve lente (area di sofferenza per tutto l’anno, almeno nei confronti della McLaren), negli appoggi laterali e soprattutto nel gestire delle gomme che sul fronte termico, a Yas Marina, soffrono sempre.

Ha mostrato di saper vincere, appunto, anche con una macchina inferiore; ma soprattutto, ad Abu Dhabi, Max ha dimostrato di saper perdere. Non ha cercato risse in pista a tutti i costi, non ha abboccato a domande apparentemente polemiche in conferenza stampa (come sul contatto con Russell in Spagna), nel retro podio, aspettando Lando, sul volto aveva dipinta solo tanta serenità. Lo diceva anche Lambiase, più scosso di lui per questo titolo perso in volata: “Questo ragazzo è diventato uomo”. Lui che lo ha visto crescere, da ragazzino ribelle a uomo squadra, lui che in Red Bull lo conosce forse meglio di chiunque altro al pari di Helmut Marko, è dal lato umano riscontrato nella sconfitta che è rimasto sorpreso.

Il 2025 di Verstappen, forse, andrà in archivio come il 1993 di Senna o il 1998 di Schumacher: senza titolo, ma con la grandezza del pilota ingigantita. Max, del resto, scende dal trono dopo quattro anni e per la prima volta perde un mondiale per il quale ha concretamente lottato, ma non ha rimpianti: dopo aver vinto tantissimo, ha dimostrato di saper perdere. Il che, agli occhi nostri, lo rende finalmente un po’ più umano. E ce lo fa sentire impercettibilmente più vicino.

(2/2).

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