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Ignazio Giunti: la storia ora raccontata

13 ott 2025 (Aggiornato alle 11:30)
Buenos Aires, Argentina, 10 gennaio 1971, 10:37 ora locale. Nel corso della 1000 km di Buenos Aires, gara di apertura del Campionato Mondiale Sport-Prototipi sta per consumarsi una delle pagine più tragiche, dibattute e controverse della storia del motorismo. Il pilota francese Jean Pierre Beltoise spinge follemente a centro pista la sua Matra rimasta senza benzina per cercare di raggiungere i box, incurante della torma di bolidi che continuano a sventagliargli a fianco, mentre i commissari di percorso nulla fanno per impedirgli quest’azione sconsiderata (e vietatissima). Le telecamere che indugiano sulla scena, il tempo che resta sospeso, funesto presagio di una tragedia annunciata, Ad un tratto vediamo apparire due vetture in bagarre fra loro: la Ferrari di Mike Parkes, ormai doppiato, punta deciso la coda della Matra per poi scartarla all’ultimo momento, svelando all’improvviso l’ostacolo al pilota che è nella sua scia, il leader della corsa Ignazio Giunti, al volante di un’altra Ferrari: una mossa troppo repentina per consentire una qualche reazione? È un attimo: Ignazio centra la Matra e la sua vettura deflagra. In quell’esplosione muore astro nascente del motorismo italiano, il pilota romano - di nobili origini calabresi - Ignazio Giunti.
Quella palla di fuoco, in quella triste domenica argentina, susciterà un tale impatto presso l’opinione pubblica, da segnare un’ideale e traumatica inversione di rotta, determinando l’esistenza di un “prima” e di un “dopo”.
Insomma, siamo di fronte a un caso seminale verso il passaggio delle corse a spettacolo safety first all’insegna della sicurezza, sulla via della modernità. Il tutto sull’impulso di una delle battaglie più forti e feroci combattute dal nostro settimanale. Per questo “Ignazio Giunti - La storia mai raccontata” non è solo uno stupendo docu-film, ma per noi tutti la visione delle immagini dà le stesse sensazioni di un album di famiglia dolcemente sfogliato. Avente per protagonista lui, il celebre “Reuccio” di Vallelunga, una delle più grandi promesse dell’automobilismo italiano degli Anni ’60, un signore del volante, gentile e introverso. Un gentleman driver diventato top driver nel Mondiale marche e, infine, con giustificate pretese, un pretender in F.1, ovviamente con la Ferrari.
Su tutto e tutti, Marco Gentili, giornalista specializzato di automotive e produttore televisivo, da sempre appassionato di storia del Motorsport. “Ignazio Giunti - La storia mai raccontata” è il “suo” documentario, frutto di oltre dieci anni di studi e ricerche, di un’idea nata per pura passione che lo porta a registrare un’intervista con un testimone dell’epoca, poi due, tre, fino ad accumulare per germinazione spontanea un mare magnum di contributi, i quali fusi e cuciti diventano un’opera che, come dice lui... «... Sembra ormai aver preso vita propria, quasi ispirata, teleguidata dallo spirito dello stesso Ignazio, che aleggia discreto e lieve in ogni immagine che ho girato, stimolato, pensato».

«Sono orgoglioso di aver potuto raccogliere testimonianze praticamente da tutti i protagonisti di allora (mancherebbe solo Andretti, ma non mi sono voluto rassegnare a fargli un’intervista da remoto...), recuperando la compagna Mara dall’universo in cui aveva deciso di confinarsi tagliando tutti i ponti con il passato, quindi Nanni Galli, Nino Vaccarella, l’ingegner Severi (gentilissimo), un Munari supercommosso - incontrato nel 2016 in occasione della traslazione del busto di Vallelunga -, ma anche Jacky Ickx, che mi ha concesso una one-to-one magnifica - un’ora di pura filosofia - senza avere la più pallida idea di cosa avremmo parlato se non delle scarpe di Ciccio Liberto da Cefalù, il compianto calzolaio di culto della Targa Florio, quindi la frase su Ignazio è resa in modo totalmente spontaneo. E, giunto a questo punto, il mio grazie va a Vittorio Tusini Cottafavi, scrittore e nipote di Ignazio, autore di una bellissima e recente biografia a lui dedicata e molto più che un ispiratore, quindi a Emanuele Pirro, coinvolto in prima persona, e al giornalista Lino Ceccarelli, che è stato l’innesco di tutto».
Nel corso di quasi un’ora e mezzo di girato, va richiamata l’attenzione anche sulle interviste ad Arturo Merzario, che quel giorno a Baires era ai box ad attendere Ignazio per il cambio guida, Antonello Coletta, Responsabile attività sportive Ferrari Endurance e grande estimatore di Giunti, Mauro Forghieri, Direttore Tecnico della Ferrari nel corso della stagione vissuta da Ignazio a Maranello, Alberto Sabbatini, ex direttore Autosprint e figlio del mitico Marcello, amico personale di Ignazio, quindi Luca Cordero di Montezemolo, già Presidente e Direttore Sportivo della Ferrari degli anni d’oro del Cavallino.
L’opera ha avuto un’applauditissima prima a Milano, giovedì scorso, al Teatro Gerolamo, alla presenza di tanti dei suoi co-protagonisti e di un pubblico che ha lungamente applaudito la proiezione.
A voi tutti, presto - vi sapremo dire quando - la parola, dopo il passaggio in Rai. Viva Ignazio Giunti!
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