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Cardile: le scommesse Aston Martin nel 2026 e la certezza di farcela

8 ott 2025
“Il fallimento non è un’opzione". A dirlo non è Lawrence Stroll, che pure avrebbe titolo e ragioni per spiegare quale sia l’ambizione Aston Martin nel 2026. Piuttosto, Enrico Cardile. Da pochi mesi ha iniziato a calarsi nell’ambiente di Silverstone, in fabbrica per scoprire metodo di lavoro, risorse disponibili e la fase di sviluppo del progetto 2026. Un lavoro guidato da Adrian Newey, al quale Cardile riporta nel ruolo di Chief Technical Officer, subordinato alla posizione di Newey, Managing Technical Partner.
"L'anno prossimo ce la faremo, non so se ce la faremo alla prima gara, alla seconda, alla settima o chissà quando. Quello che abbiamo è impegno, concentrazione e la fiducia che ce la faremo. Abbiamo tutto ciò che serve per fare un ottimo lavoro”. Che il progetto di una Aston Martin vincente, in corsa per il titolo, possa richiedere più tempo e andare oltre il 2026, è una prospettiva sulla quale già Adrian Newey si è espresso. Sul fronte aerodinamico e del funzionamento delle nuove strutture a disposizione c’è ancora del lavoro da condurre per essere un team di punta.
Affidate le chiavi dello sviluppo
Non è una diarchia, quella Newey-Cardile all’interno del reparto tecnico. L’ingegnere aretino spiega le proprie mansioni nella struttura: “Sono responsabile di tutto lo sviluppo dell'auto. Fondamentalmente, tutte le attività relative alla progettazione dell'auto e allo sviluppo degli strumenti necessari per migliorarne le prestazioni. Il ruolo spazia dal concept iniziale allo sviluppo aerodinamico e alla dinamica del veicolo, e comprende la galleria del vento, la CFD e gli strumenti di validazione”. Operativo dalla scorsa estate, si è inserito in un flusso di lavoro avviato già dal mese di marzo, quando Newey ha varcato i cancelli Aston Martin a Silverstone e iniziato a studiare il concept della monoposto 2026.
Tanti tecnici di altissimo profilo, c’è un rischio di sovrapposizione tra ruoli? "Non abbiamo alcun problema al riguardo, semmai è vero il contrario: stiamo cercando il modo migliore per collaborare e unire i nostri sforzi, piuttosto che lavorare in compartimenti stagni”, spiega Cardile. "Questo è fondamentale per noi, e per qualsiasi team di F1: condividere informazioni, creare qualcosa che sia più ricco della somma delle parti. Non è certo un problema avere tutti questi bravi ingegneri nello stesso edificio, che lavorano insieme.
Ognuno ha un compito chiaro e nessuno cerca di fare il lavoro degli altri. La chiave per far funzionare tutto questo è il flusso di informazioni all'interno dell'organizzazione. Questo deve essere buono. Dobbiamo ottenere la giusta integrazione per evitare malintesi che portano a rielaborazioni, perdite di tempo e calo delle prestazioni”.
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