Ferrari, Testa bassa e lavorare

Pubblicato il 7 ottobre 2025, 13:24
Se c’è un punto fermo dal quale ripartire, l’ennesimo momento di rinvio al prossimo campionato per sperare in un risultato che sia finalmente all’altezza del Mito Ferrari, quello è il realismo (e l’autocritica) di Charles Leclerc.
Già prima che i problemi ai freni condizionassero l’intero Gran Premio di Singapore, deludente al pari di Baku per le prestazioni espresse dalla SF-25, quando al giovedì gli si chiedeva con un esagerato ottimismo se e quali chance avesse la Ferrari di vincere una gara in questa stagione, Charles segnalava: “Penso che sia improbabile vincere, la McLaren è molto forte quando fa caldo, magari noi potremo esserlo rispetto ai nostri principali avversari, la Mercedes. Tuttavia, rispetto alla McLaren non saremo mai in vantaggio. Mai dire mai, però”. Se possibile, la realtà del week end è stata anche più dura delle attese, visto l’exploit di Russell.
SF-25 mediamente lenta
Perché una SF-25 vinca quest’anno serviranno più condizioni favorevoli ed eccezionali, mancando le basi tecniche e sviluppi sostanziali. Sviluppi che non sono stati in grado di trasformare il progetto 2025 in una monoposto costantemente all’altezza di battagliare per il podio e quasi mai per la vittoria.
Con il materiale a disposizione, pure in presenza di un’esecuzione perfetta del week end si fatica a intravedere come possa portare grandi risultati. Il potenziale della monoposto, oggi, per quanto visto a Baku e Singapore, ha ricacciato al Ferrari a essere quarta forza del campionato.
Forse è anche sbagliato parlare di certe ambizioni, che finiscono con l’alimentare speranze nei tifosi e, quando non concretizzate, accentuano la delusione.
I flash di speranza
C’è stata una brevissima fase, quasi dei lampi, in cui sembrava che ci fosse del salvabile nel progetto SF-25. Dalla direzione d’assetto (estremo) scelta da Leclerc a partire da Suzuka all’improvvisa e inattesa competitività vista a Montecarlo. Poco altro ancora, tra cui tre quarti di GP d’Ungheria corsi bene e in lizza per il podio, un’occasione dove sembrava che il nuovo fondo avesse prodotto la svolta nella competitività e guidabilità della monoposto. Così non è stato, forse perché a mancare è una caratteristica predominante e vincente del progetto.
Non è la super-Ferrari del passo gara come in diverse stagioni abbiamo vissuto. Non è la Ferrari eccellente sulle piste più guidate. La competitività di Monza, unicamente in qualifica, è stata frutto di scelte d’assetto che in gara non erano sostenibili se non per confrontarsi con quella Mercedes.
Un inverno senza proclami
In quest’ottica, aver interrotto lo sviluppo del progetto in estate, per concentrarsi sulla monoposto 2026, è stata una scelta dovuta per non distogliere risorse a un passaggio decisivo sul fronte tecnico.
Inevitabilmente, con il materiale a disposizione si è trattato di provare a estrarre il massimo del potenziale, di fronte ad avversari, vedi Red Bull, il cui ciclo di aggiornamenti si è protratto fino a Monza e ha portato il team a essere stabilmente in corsa per la vittoria. Mercedes, poi, è la variabile più altalenante e da due gare si conferma in un fase di picco - senza considerare la McLaren saldamente davanti -. Così, per Leclerc e Hamilton restano i piazzamenti.
“Testa bassa”, riprendendo un motto del passato Ferrari - mai tanto attuale e necessario - e lavorare verso il 2026. In un clima che non è dei migliori.
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