F1, venti di guerra: il Qatar e i missili a 10 km dal circuito

Gli ultimi attacchi di Israele alla sede di Hamas di Doha hanno evidenziato la contraddizione di un paese che finanzia e ospita i terroristi palestinesi

F1, venti di guerra: il Qatar e i missili a 10 km dal circuito
© Getty Images

Stefano TamburiniStefano Tamburini

17 set 2025 (Aggiornato alle 13:03)

Il giro del mondo della Formula Uno fra meno di ottanta giorni poserà le sue moderne mongolfiere a dieci chilometri dalle ultime bombe piovute nel cuore dello snodo del terrore e delle complicità di uno fra i più terrificanti e imprevedibili conflitti che infiammano il pianeta. Sì, non sarà una tappa come le altre quella in programma fra il 28 e il 30 novembre, la penultima della stagione 2025, sul circuito di Losail, a una manciata di chilometri da Doha, capitale del Qatar, il Paese che prospera sul gas, sul petrolio e anche sulla capacità di tenere in piedi devastanti contraddizioni. Come, ad esempio, ospitare a pochi chilometri l’una dall’altra la sede ufficiale dell’organizzazione terroristica Hamas e un’imponente base militare statunitense. Ed essere al tempo stesso Paese finanziatore (a suon di miliardi di dollari) degli aguzzini del terrore e promotore di negoziati fra i combattenti.

Anche e non solo per questo il Qatar si trova nel bel mezzo di potenziali piogge di missili incrociati in un’area da sempre molto calda dove si intrecciano risorse energetiche che valgono più dell’oro e concentrazioni di ricchezze che si fondano e si fondono con l’oppressione verso i più deboli. Insieme con gli altri tre Paesi Canaglia in fatto di rispetto dei diritti umani e civili (Arabia Saudita, Bahrain e Abu Dhabi), il Qatar dal 7 ottobre 2023 è ancor più di quanto non lo sia da sempre un potenziale crocevia di guai e di pericoli. Ma anche una sorta di cornucopia capace di riempire di denaro chiunque si metta in affari con i potentissimi despoti di quell’area. Che si tratti di organizzare un Gran Premio di Formula Uno o della MotoGp o un Mondiale di calcio, i bonifici volano. Soprattutto perché quelli che a noi sembrano tanti soldi, per loro sono spiccioli.

Da qui a ottanta giorni non è semplice ipotizzare l’evoluzione delle tensioni fra Israele e i Paesi del Golfo Persico e del Mar Rosso, non tanto per le controversie dirette ma per quelle con il vicino Iran e di riflesso con il Qatar, perché qui si trova il quartier generale di Hamas.

Missili a ridosso del giardino del Circus

Certo è che se il Gran Premio si fosse disputato nel prossimo fine settimana invece che nel weekend fra il 28 e 30 novembre, adesso saremmo qui a parlare di una nuova Grande Paura, di missili a ridosso del giardino di casa, dieci chilometri in linea d’aria. Come accaduto il 9 settembre nei confronti di una delegazione di Hamasnel quartiere Katara, a Doha. E, soprattutto, dei doverosi timori dei piloti, del personale dei team, della Federazione Internazionale dell’Automobilismo e di Formula One Group, che gestisce il Mondiale. Ma in ottanta giorni c’è davvero qualcuno che possa avere delle certezze di maggiore sicurezza per quel teatro di gara? E anche per quello della settimana successiva, sul circuito di Yas Marina, ad Abu Dhabi.

Continua a leggere l'articolo sul nuovo numero di Autosprint in edicola o clicca qui per abbonarti all'edizione digitale

Iscriviti alla newsletter

Le notizie più importanti, tutte le settimane, gratis nella tua mail

Premendo il tasto “Iscriviti ora” dichiaro di aver letto la nostra Privacy Policy e di accettare le Condizioni Generali di Utilizzo dei Siti e di Vendita.

Commenti

Loading

Alla McLaren si sono impiastrati!

Il team Papaya vive il peggior week end del 2025 con Piastri out e Norris che non va oltre il 7° posto. E intanto Verstappen si fa sempre più minaccioso...

Sainz sul podio a Baku: un traguardo importante con Williams

Carlos Sainz conquista il podio a Baku con Williams, entrando in un club esclusivo che condivide solo con Alain Prost