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12 set 2025
Nella Formula 1 degli anni ’70, prima che esistesse il concetto di hospitality, il paddock era fatto di tensione, caldo asfalto e panini consumati al volo. È in quel contesto che emerse la figura di Luigi “Gigi” Montanini, conosciuto da tutti come Pasticcino, il primo cuoco ufficiale del Circus. Con due fornelli, qualche pentola e tanta passione, riuscì a trasformare uno dei luoghi più competitivi al mondo in uno spazio di convivialità.
Montanini, nato come pasticcere e con una passione per il tennis e i motori, approdò nel 1979 a Jarama con la Ferrari di Gilles Villeneuve e Jody Scheckter. Ai microfoni di La Pressa, lo chef ha raccontato che Piero Ferrari gli chiese inizialmente di preparare dei panini per i meccanici, ma da lì prese forma un’avventura che sarebbe durata due decenni. Iniziò a cucinare per decine di persone con mezzi di fortuna, servendo piatti semplici come pasta al pomodoro, pollo e bresaola. Per i piloti, poco prima della gara, proponeva una rassicurante pasta in bianco.
Con il tempo la sua cucina divenne un punto di riferimento nel paddock. Le fotografie appese oggi alle pareti del suo ristorante alle porte di Modena raccontano il passaggio di campioni come Senna, Schumacher, Piquet, Mansell e Alesi. Molti piloti si fermavano da lui di nascosto, per concedersi un piatto di pasta lontano dagli occhi dei rivali. Non era soltanto questione di cibo: in quei momenti cadevano le barriere della competizione e meccanici, ingegneri e piloti si ritrovavano fianco a fianco a condividere un pasto.
Per oltre vent’anni, e in particolare nei Gran Premi disputati a Monza, Pasticcino riuscì a ricreare quell’atmosfera di casa che altrimenti mancava nel Circus. La sua figura era talmente centrale che anche dopo il ritiro dalla Formula 1, l’amicizia con molti protagonisti è rimasta viva: da Fisichella a Patrese, passando per Trulli, Alesie perfino il giovane Kimi Antonelli, ancora oggi non mancano di fargli visita.
Oggi Pasticcino continua a cucinare nel suo ristorante vicino a Castelnuovo Rangone, accolto dai clienti con l’affetto di chi lo considera una piccola star. La sua storia è stata recentemente riportata all’attenzione del grande pubblico da una campagna che ha voluto ricordare come un semplice piatto di pasta fosse in grado di azzerare tensioni e rivalità anche nel mondo spietato della Formula 1.
A testimoniarlo è anche Paolo Barilla, ex pilota e oggi Vice Presidente del Gruppo Barilla (sponsor della F1). Ha infatti raccontato a La cucina italiana come, in un ambiente dominato dalla competizione, ci fosse sempre spazio per l’amicizia e per la condivisione di un pasto.
La storia di Pasticcino non è soltanto un aneddoto gastronomico, ma un capitolo della Formula 1. In un’epoca segnata da rivalità feroci e sacrifici estremi, un cuoco modenese riuscì a trasformare il paddock in un luogo di incontro. La sua eredità resta viva non solo nelle fotografie e nei ricordi, ma soprattutto nel valore di un gesto semplice: condividere un piatto di pasta per sentirsi, anche solo per un attimo, parte della stessa famiglia.
Anche Lewis Hamilton, parlando della sua esperienza a Maranello, raccontò di essere rimasto colpito dal fatto che i meccanici interrompessero il lavoro per la pausa pranzo, quasi come fosse un rito intoccabile. Per lui, abituato a un ambiente in cui ogni minuto sembra dover essere dedicato solo alla performance, fu una sorpresa scoprire che in Italia il cibo non è una parentesi ma un momento di vita condivisa, parte integrante della cultura, capace di unire le persone con la stessa forza di una passione per i motori.
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