Si parla tanto di aerodinamica per le speranze di riscatto Ferrari. Ma il Gran Premio di Turchia di domenica prossima con una minaccia che per la monoposto della scuderia modenese è una prova d’esame: l’usura delle gomme. È la pista della famosa curva 8, una piega a sinistra lunghissima - in realtà ha quattro apici - che è sicuramente la più caratteristica del tracciato e una delle più famose al mondo. Con una velocità di percorrenza che arriva a 260 km/h e un’accelerazione laterale di 5 g, lo stress sulle gomme, in particolare l’anteriore sinistra, è micidiale.
Inizialmente, la Pirelli aveva addirittura considerato l’utilizzo di una mescola speciale, una “super hard”, per resistere alle sollecitazioni. Poi si è preferito mantenere le specifiche usate finora, ossia la hard (contraddistinta dalle scritte argentate, prossimamente più visibili) e la soft, con marcature gialle. Quest’ultima costituisce la “option”, praticamente indispensabile in qualifica.
Ma in gara? La fantastica rimonta di Mark Webber al Gran Premio della Cina – ha concluso terzo partendo 18esimo – ha indotto alcune squadre a ripensare le strategie di pneumatici per il fine settimana In pratica, l’idea sarebbe quella di sacrificare la qualifica, utilizzando un treno di pneumatici soft in meno, per poi averli a disposizione in gara. La maggiore facilità nei sorpassi dovuta all’ala mobile e al degrado delle gomme farebbe il resto.
La Ferrari è in grado di approfittare di una strategia simile? Finora, Alonso e Massa hanno sempre avuto bisogno delle “soft” per arrivare indenni all’ultima fase di qualifica; ma ce l’hanno sempre fatta, a differenza ad esempio delle Mercedes e delle Renault. Il luogo comune da sfatare, però, è quello di una Rossa “gentile” con le gomme. Poteva essere vero tre anni fa: ma la gara di Shanghai, con la strategia a due soste, ha mostrato che la Ferrari 150 soffre quanto e anche più delle avversarie il degrado prestazionale delle sue coperture.
Anzi, il problema si era evidenziato già nella seconda sessione di test invernali a Jerez. Ed è una conseguenza diretta di un carico aerodinamico carente e “sbilanciato”. Con poca aderenza sull’anteriore, tocca alle gomme fare tutto il lavoro. Una caratteristica che non depone certo a favore della competitività Ferrari su una pista che, invece, premia il carico all’avantreno, che si traduce in migliore inserimento.