Qual è il “male misterioso” che ha fermato la Ferrari a Melbourne?
Siamo sinceri, un distacco in qualifica dalla Red Bull era prevedibile. Quasi mai, durante i test invernali, la 150° Italia aveva mostrato prestazioni da record sul giro veloce.
Ma è lo stesso Pat Fry, l’uomo delle stategie, a mostrarsi perplesso: «Sapevamo che la Red Bull era molto veloce, ma lo è stata oltre le aspettative, e anche la McLaren è stata superiore». Sempre ad Alonso, perché Massa è sprofondato all’ottavo posto, dietro anche a Petrov e Rosberg, e in più annuncia: «Se la RB7 mantiene questo distacco, ha già il mondiale in pugno».
Per Alonso, invece, il distacco di oltre un secondo e quattro decimi da Vettel non è verosimile. Però c’è. E dall’osservazione in pista ha stupito soprattutto, già nell’ultima sessione di prove libere, la differenza fra Red Bull e Ferrari nell’uso dell’ala mobile. I piloti della RB7, anche Webber che oggi non era certo irresistibile, in certi punti (curva 2) aprono il flap appena toccato il punto di corda. I ferraristi - e non solo loro - devono aspettare. Frazioni di secondo, forse un decimo, che però dimostrano il minore livello di carico e aderenza rispetto all’avversaria.
Venerdì Alonso aveva risposto ad Autosprint: «La vettura è anche meglio di quanto mi aspettassi, una bella sorpresa. C’è un buon equilibrio, solo un po’ di sottosterzo da correggere». Dopo le qualifiche il quadro è cambiato: «Bilanciamento buono, ma la macchina scivolava in curva sulle quattro ruote. E non credo sia colpa dell’asfalto».
È stato per correggere il sottosterzo che la Ferrari è andata in crisi? Fernando aveva chiesto “un po’ più di anteriore”, cioè un avantreno più aggressivo. Potendo intervenire poco o nulla sulla distribuzione dei pesi (fissata per regolamento) avranno cercato di cambiare la “mappa” aerodinamica, di dare più pressione sull’ala anteriore, modificata rispetto agli ultimi test.
Ma nemmeno così si spiega il distacco. Bisogna rassegnarsi, la Red Bull corre molto di più. Anche se ha rinunciato a un Kers superleggero e supersofisticato (anzi, Vettel lo usa pochissimo già dal primo giorno). È chiaro che la chiave del successo nel 2011 è ancora l’efficienza aerodinamica e non la potenza supplementare per meno di sette secondi. E come al solito, Newey l’ha capito prima di tutti.