L'editoriale del Direttore: Appuntamento con la storia

Ferrari sogna il titolo WEC dopo 53 anni: in Bahrain la 499P si gioca tutto. Ansia, orgoglio e speranza per un finale da leggenda

L'editoriale del Direttore: Appuntamento con la storia
© Ferrari

Andrea CordovaniAndrea Cordovani

Pubblicato il 4 novembre 2025, 10:51

Regalateci un sogno. È il titolo che urliamo sulla copertina di questo numero di Autosprint in vista della sfida decisiva del WEC in Bahrain al culmine di una stagione che potrebbe far riscrivere la storia del Cavallino. Dentro una vigilia sotto pressione spinta, dove si mescola ansia ed emozione perché tutto è ancora in bilico e le prossime 8 ore di gara che ci separano dalla fine del Mondiale Endurance 2025 sono attese da ben 53 anni a Maranello, si dipana il racconto di un appuntamento che trasforma la pista di Sakhir in una di quelle contese che, comunque vada a finire, sono destinate a lasciare un segno indelebile. Occorre fare una lunga retromarcia con il tempo e tornare al 1972 a quella favola che da più di mezzo secolo non ha più avuto un lieto fine. Un meraviglioso souvenir iridato che pareva solo destinato a ingiallire tra le pagine della storia.

L'orgoglio di Enzo Ferrari

Modena, sabato 2 dicembre 1972. «Poche storie nei prototipi siamo all’avanguardia!». Enzo Ferrari parla davanti ai giornalisti con tono perentorio, mentre in sala si susseguono le portate di tortellini, zamponi e lambrusco per brindare a un trionfo. È il giorno in cui si festeggia il Mondiale Marche, l’ultimo titolo iridato della specialità conquistato dal Drake. Occhiali da vista appoggiati sulla fronte il commendatore è su di giri. Per la serie corsi e ricorsi in F.1 la stagione è stata un susseguirsi di delusione, ma nell’endurance è stata assolutamente una cavalcata trionfale. «Abbiamo visto e udito un Ferrari piuttosto arzillo, spumeggiante, pronto alla battuta», scrive Franco Lini sulle colonne di Autosprint. E aggiunge: «Consegnata una medaglia d’oro a Merzario, Schenken e Peterson. C’erano anche Munari, Andretti, Redman e Regazzoni. Unico assente Ickx nonostante avesse preannunciato la sua presenza». Raccontava Mauro Forghieri tornando a quel Mondiale Marche 1972: «Enzo Ferrari era molto soddisfatto, perché amava le sport forse più della F.1 e d’altronde erano state le vetture di quel tipo che avevano fatto grande il Cavallino nei suoi inizi, magari con clienti celebri come i fratelli Marzotto. Comunque sia la 312 P trionfò dominando tutte le 10 corse alle quali prese parte. Personalmente l’avevo consegnata alla squadra che poi l’aveva gestita chiavi in mano. Da tecnico ho seguito tutta la parabola della vettura anche quando andammo sull’autostrada Torino-Savona, chiusa al traffico, per sondare l’aerodinamica con la coda lunga. All’epoca certe cose si potevano fare e Merzario quel giorno superò abbondantemente i 300 kmh». Cronache da un altro mondo, storie che ci riportano indietro nel tempo quando tutto era possibile con un reparto corse che all’epoca era composto in totale da 124 elementi proiettati per tutto l’anno in giro per il mondo, impegnati sia in F.1 che nelle sfide a ruote a coperte.

Ma poi è arrivata lei: la 499P e la storia si è fatta di nuovo intrigante. La prima hypercar di Maranello voluta fortemente dal presidente John Elkann vincitrice per le volte di fila alla 24 Ore di Le Mans e ora alla vigilia di una corsa fondamentale.

Quelle ansie terribili

Il momento è solenne. L’attesa gigantesca. Le ansie terribili. È una vigilia di sorrisi e tensioni quella che precede la sfida decisiva del Mondiale Endurance. Dune mosse a Sakhir prima del giorno del giudizio. Sabato in Bahrain c’è l’ultimo round del WEC. Inutile girarci intorno non è solo la gara conclusiva della stagione, ma trattasi di un vero e proprio appuntamento con la storia per la Ferrari. 480 minuti di gara attesi da più di mezzo secolo a Maranello. Dentro a quest’arco temporale che custodisce sogni e ambizioni si dipana il racconto di una corsa dove, però, non c’è niente di scontato e nessuna certezza, se non i numeri che precedono l’ultima contesa. Alla vigilia di una prova che mette in palio nel complesso 66 punti (38 al primo classificato, 27 al secondo, oltre a 1 punto per la pole position), Ferrari si conferma in testa al Campionato del Mondo Costruttori con 204 punti, con un margine di 39 e 61 lunghezze rispetto a Porsche e a Cadillac. Pier Guidi-Calado-Giovinazzi sono primi nel Campionato del Mondo Piloti con 115 punti, 13 in più di Ye-Kubica-Hanson, e 21 rispetto a Estre-Van- thoor terzi in graduatoria. Tutto è ancora in gioco, tutto può ancora accadere. Questa 8 Ore del Bahrain, insomma, è tutt’altro che una passerella. Viceversa deve essere maneggiata con estre- ma cautela. Sottolinea Antonello Coletta: «La strategia è quella di attaccare e cercare di portare a casa il miglior risultato. Siamo nella situazione di dover acciuffare il Titolo Costruttori ma abbiamo anche due equipaggi che si giocano il Mondiale Piloti. La prima cosa che ricordiamo ai nostri driver è che deve vincere la Ferrari. L’obiettivo principale sarà quello, poi è giusto che ognuno si giochi le sue carte».

E ora che vinca il migliore

E allora carte in tavola per giocarsi tutto a Sakhir. Senza fare troppi conti, puntando sulle proprie forze, padroni del proprio destino, ovviamente Balance of Performance permettendo. «I timori sono sempre tanti perché può succedere di tutto in una gara così lunga - avverte Coletta - L’obiettivo è attaccare e vedere a metà gara dove siamo. Se parti facendo troppi calcoli dall’inizio, quello che vorresti succeda poi non succede mai». Sarà un pomeriggio di fuoco lungo i 5,412 chilometri del circuito baharenita, che alterna lunghi rettilinei inframezzati da 15 curve. Alte velocità e frenate decise caratterizzano la pista di Sakhir dove le vetture raggiungono velocità di punta intorno ai 300 km/h. La gestione delle gomme è un punto-chiave di questo circuito che, per caratteristiche tecniche, sottopone pneumatici e impianti frenanti a un notevole stress. «Tra gli elementi-chiave vi sono le temperature e la luminosità variabili, considerato che si inizia in pieno giorno e si termina ben oltre il tramonto, con aria più fresca e sotto i riflettori accesi», sottolinea Antonio Giovinazzi. Il sabato del villaggio WEC sarà in fibrillazione per un finale vietato ai deboli di cuore. I rivali puntano tutto sulla pressione che graverà sulla Ferrari per provare a fare il blitz. Dopo 53 anni le Rosse tornano a giocarsi il Mondiale Endurance. E a questo punto che vinca il migliore!

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