L'editoriale del direttore: Baku, l'ora della verità

A Baku la McLaren ha il primo match ball per il secondo titolo Costruttori consecutivo, con Verstappen unica vera insidia e Ferrari in piena crisi
L'editoriale del direttore: Baku, l'ora della verità
© Getty Images

Andrea CordovaniAndrea Cordovani

16 set 2025 (Aggiornato alle 10:06)

Ebbene sì. È già tempo di verdetti nel Mondiale di F.1. A Baku la McLaren si gioca il primo match ball per riconfermarsi campione del mondo Costruttori. Quando mancano ancora otto round prima della conclusione della stagione si fanno già i conti con il dominio straripante del team di Woking. Inevitabilmente. Lo squadrone orange è a un passo da un titolo che ha strameritato, dopodiché sarà tempo per concentrarsi solo ed esclusivamente sul duello Piastri-Norris per la caccia anche all’iride Piloti.

La variabile Verstappen

Insomma quest’anno non si rischia assolutamente di essere colti dal brivido dell’imprevisto. I verdetti sono lì quasi a un passo ed è solo questione di tempo e della variabile Verstappen che ha già dimostrato di essere l’unico davvero in grado di poter rompere le uova nel paniere al team guidato da Andrea Stella. Dopo essere tornato a riassaporare il gusto inebriante della vittoria nel Tempio della Velocità, il quattro volte campione del mondo potrebbe essere il pilota da battere anche a Baku su una pista che pare essere nelle corde di una Red Bull rivitalizzata.

Sarà una sfida piena di incognite quella di Baku. Con tanti punti interrogativi anche per la Ferrari. Giù dal podio sull’asfalto amico di Monza la Rossa sta vivendo uno dei momenti più difficili sotto la gestione-Vasseur. La seconda piazza nel Mondiale Costruttori è solo un ingannevole specchietto per le allodole. La vittoria continua ancora a essere un oggetto misterioso e la crisi tecnica che attanaglia la squadra è evidente. In quest’ottica diventa davvero azzardato poter disegnare qualsiasi tipo di pronostico e avanzare ipotesi: dall’inizio dell’anno ogni previsione è andata a gambe all’aria e quindi meglio non indugiare su eventuali rinascite che al momento paiono davvero lontane anni luce.

Una leadership che non c'è

La settimana appena trascorsa per la Ferrari è stata caratterizzata dalla notizia dell’uscita di scena di Wolf Zimmermann e di Lars Schmidt, rispettivamente in forza alla Ferrari dal 2014 e dal 2016. Entrambi hanno deciso di accettare le offerte provenienti dalla Audi di Mattia Binotto, con il quale entrambi hanno già a lungo lavorato a Maranello. Poi a rinfocolare la polemica sono arrivate anche le dichiarazioni dell’ex presidente Luca Cordero di Montezemolo: «La cosa che mi dispiace è di vedere una Ferrari che non ha un leader, non c’è una leadership e soprattutto vedo che manca un’anima forte, determinata. Si fanno degli annunci che spesso creano eccessive aspettative. Prima si ottengono i risultati e poi si fanno gli annunci». Parole che scuotono la pancia del popolo rosso che ormai ha affogato ogni polemica nel mare della delusione. E ora costruire un finale di stagione con qualche sussulto diventa imperativo categorico, anche per dare qualche speranza in ottica 2026.

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