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Il giro d’Europa in 112 giorni: da Imola a Monza, Verstappen torna ad esultare. Ed il pubblico ora applaude

Fischiato prima ed applaudito ora, ed anche lui adesso si gode le vittorie, proprio perché non sono più scontate: ecco i tanti significati di Monza 2025 per la Red Bull
Il giro d’Europa in 112 giorni: da Imola a Monza, Verstappen torna ad esultare. Ed il pubblico ora applaude
© Getty Images

Com’è strana, la vita. Vinci sempre, e gli altri ti fischiano. Vinci di meno, poco per i tuoi standard, e non solo sei tu che esulti di più, ma sono anche gli altri che, sotto al podio, anziché fischiarti urlano il tuo nome sulle note di quella canzoncina conosciuta ormai su tutte le piste del mondo. Strana la vita, per Max Verstappen.

Da Imola a Monza, la prima di Mekies

Strana, ma di certo non brutta. Soprattutto in una domenica come quella di Monza, la quale ha chiuso un cerchio cominciato, altra curiosità, proprio in Italia, ad Imola. Dall’Emilia-Romagna alla Lombardia, il giro del mondo (anzi, dell’Europa) in 112 giorni, quelli trascorsi dal successo sul Santerno a quello in Brianza. A maggio, la stagione europea era appena cominciata: 10 gare dopo, tutte nel Vecchio Continente eccezion fatta per il Canada, Max Verstappen è finalmente tornato al successo.

Non è stata un’estate facile, a Milton Keynes: quasi quattro mesi senza vincere, nel mezzo giusto due podi e soprattutto la rivoluzione legata all’addio di Christian Horner, di fatto l’ultimo baluardo della Red Bull che questo ciclo lo aveva cominciato vincendo. Oggi che questo ciclo si va a chiudere (e si chiuderà senza titolo, per Max), chissà che non se ne possa aprire un altro: perché se per Verstappen la vittoria di un gran premio è stata faccenda abitudinaria per tanto tempo, per Laurent Mekies si è trattato del primo trionfo in gara da team principal.

Qualcosa che resta, al di là di tutto. E che ti ricorda come è strana la vita anche perché questa è la prima vittoria, sulle 125 conquistate dalla Red Bull, senza Horner al timone. Strana perché arriva su una pista che l’anno scorso aveva messo in ginocchio la RB20, e strana perché Max l’ha dominata oltre ogni aspettativa: i 19” con cui ha battuto Norris sono stati ingigantiti dall’errore al box McLaren (Lando ne ha lasciati almeno 3” di troppo sulla piazzola di sosta) e poi dalla volontà, della stessa McLaren, di restare in pista il più possibile scommettendo su una neutralizzazione, a costo di perdere altro tempo. Sia come sia, con questo distacco Max in Brianza non aveva mai vinto nemmeno nelle annate d’oro del 2022 (gara fermata dalla safety car negli ultimi giri) e del 2023.

Dopo tanto tempo, un segnale tecnico molto importante

Verstappen e la Red Bull erano arrivati in Italia sperando almeno di essere competitivi per un podio, se ne sono andati con in mano la coppa del vincitore nonché con una dimostrazione di forza che ha fatto paragonare Monza 2025 alle innumerevoli vittorie del 2022 e del 2023. Sono rimasti sorpresi anche loro stessi, di questo successo, che ha una portata di importanza enorme, se si sa leggere tra le righe: perché dopo tanto tempo, da Milton Keynes è arrivato un segnale di certezza tecnica.

Monza 2024, lo abbiamo detto, era stata una delle tappe più difficili nella seconda metà dello scorso campionato: proprio dalla scorsa edizione del GP d’Italia il team aveva giurato di aver compreso cose importanti, ma la Monza di quest’anno è stata la conferma di una Red Bull che, in maniera forse definitiva, ha trovato una chiave per le piste veloci abbinate ad un passaggio sui cordoli per nulla secondario. Innanzitutto, il pacchetto da basso carico: la Red Bull ne ha sviluppato uno apposito per questa stagione, e chissà che non possa tornare buono anche per Baku e Las Vegas, tappe che ora fanno meno paura. Addirittura, nel box anglo-austriaco hanno ridotto ulteriormente l’ala posteriore sulla macchina di Max: un po’ per trovare altra velocità sul dritto, un po’ per limitare ancora un sottosterzo che Max non gradisce mai, a tutto vantaggio della precisione all’anteriore (e infatti, tale soluzione non è stata adottata sulla macchina di Tsunoda).

Aggiungiamoci un nuovo fondo modificato, che ha garantito quella deportanza che a Monza non si può tirare fuori dalle superfici della carrozzeria. Insomma, le risposte che la Red Bull ha avuto da Monza sono state positive: per il mondiale è tardi, ma è un segnale di ripresa e, forse, di cose che sono tornate finalmente tutte sotto controllo. Non è ancora una certezza, ma un indizio sì: ora ne servono altri perché diventi appunto una certezza, che sarebbe anche un modo per andare verso il 2026, dopo tanta paura, con un po’ di fiducia in più. Perché è strana, la vita: dopo tanto chiacchierare, la Red Bull per l’anno prossimo sembra non calcolarla mai nessuno. Guai, a commettere certi errori di sottovalutazione.

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