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Daniel Ricciardo si racconta: ecco perché si fa chiamare Honey Badger

L'ex pilota di Formula 1 ha parlato di alcuni aneddoti che lo hanno visto protagonista, tra cui il motivo dietro il suo iconico soprannome "tasso del miele"
Daniel Ricciardo si racconta: ecco perché si fa chiamare Honey Badger
© Getty Images

Ilaria ToscanoIlaria Toscano

25 ago 2025

Considerato uno dei piloti più carismatici della Formula 1, Daniel Ricciardo ha lasciato un vuoto nel cuore dei suoi tifosi quando ha lasciato il mondo delle corse automobilistiche. Il pilota, spesso ospite ad eventi e conferenze, ha recentemente raccontato alcuni aneddoti che lo hanno visto protagonista durante i suoi anni a bordo delle monoposto, tra questi c'è anche quello legato al suo iconico soprannome "Honey Badger".

In Formula 1 gli appellativi non sono semplici etichette: spesso racchiudono un modo di vivere la competizione, una filosofia di gara. Daniel Ricciardo, uno dei piloti più amati del Circus, per anni è stato conosciuto come "il tasso del miele". Dietro questo nickname curioso si nasconde molto più di un simpatico animaletto: è il riflesso del suo carattere, della sua doppia natura e del modo in cui affronta pista e avversari.

L'australiano, alla conferenza Connect di Ray White, ha spiegato il motivo dietro il suo iconico soprannome. 

Ricciardo ha raccontato che, secondo lui, i tassi del miele sono animali teneri e carini, ma che diventano feroci quando qualcuno cerca di portargli via ciò che appartiene loro. In quel comportamento lui vedeva un riflesso del proprio alter ego quando si metteva al volante.

Ha spiegato di aver sempre sentito dentro di sé un avversario, fin da bambino, poiché era competitivo in tutto ciò che faceva. Tuttavia, l’istinto “omicida” di cui aveva bisogno non era naturale per lui, e per questo doveva sforzarsi di tirarlo fuori. Si definiva infatti più accomodante rispetto ad altri, e ha ricordato come uno dei suoi primi allenatori, Stu Smith, sia stato decisivo nel portare alla luce quella parte più dura del suo carattere. Il pilota ha inoltre ammesso che non è stato semplice per lui mantenere sempre quell’atteggiamento aggressivo, perché avrebbe consumato troppe energie, mentre altri piloti sembravano possederlo spontaneamente.

Ricciardo ha spiegato che il suo sorriso e il suo atteggiamento scherzoso potevano essere scambiati per debolezza, inducendo gli avversari a sottovalutarlo. Ma, una volta indossato il casco, la mentalità cambiava: sapeva che era arrivato il momento di essere duro come gli altri.

Il cuore oltre l'ostacolo

Secondo lui, quell’istinto trovava la massima espressione nei sorpassi. Ha spiegato che molti piloti possono essere veloci da soli in pista, ma la vera abilità sta nella gara, nel confronto con gli avversari, e in particolare nei duelli ruota a ruota. A suo dire, il rischio e l’imprevedibilità di un sorpasso erano anche ciò che lo rendeva più divertente: pur sapendo che poteva perdere un podio con una manovra azzardata, preferiva tentare piuttosto che rinunciare.

Ha dichiarato poi di essere arrivato a un punto in cui quelle decisioni erano diventate puro istinto, accettando che, se anche non avessero funzionato, avrebbe potuto comunque essere orgoglioso di averci provato. Questo, ha aggiunto, era ciò che lo distingueva: gli altri piloti sapevano che lui ci avrebbe provato, ed era proprio questo a dargli un vantaggio psicologico.

Infine, Ricciardo ha ammesso che, da quando ha lasciato la Formula 1, ha intrapreso un percorso di auto-esplorazione, cercando di capire chi fosse davvero al di là delle corse.

Il soprannome “Honey Badger” resta così il simbolo perfetto di Daniel Ricciardo: un pilota capace di unire leggerezza e ferocia, sorriso e istinto, lasciando un segno unico nella Formula 1 e nel cuore dei suoi tifosi.

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