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GP Las Vegas: un venerdì... d'azzardo

© Scuderia Ferrari

Nella città del gioco d'azzardo, per fare un quadro complessivo delle prime due sessioni di prove libere bisogna azzardare. Con il rischio ovviamente di sbagliare, ma la seconda sessione di prove libere del GP Las Vegas ha fornito davvero pochi spunti da tramutare in certezze.

FP1 più lineare delle FP2

La prima sessione di prove libere è stata molto lineare, con le squadre capaci di completare i programmi prefissati su una pista fredda, scivolosa ed in continua evoluzione. I piani nelle libere 2 invece si sono complicati, perché nell'ultimo terzo del turno, quando tutti avrebbero dovuto completare la simulazione di qualifica e tentare qualche simulazione di passo gara, due bandiere rosse hanno di fatto mutilato il turno di circa 20 minuti. Ecco dunque che tra chi ha provato il giro secco, chi no e chi invece avrebbe voluto concentrarsi sui long run, di fatto nessuno è riuscito a rispettare il programma previsto, lasciando tanti punti di domanda al termine della prima giornata di attività. Da segnalare che le due interruzioni sono state dovute ad un tombino instabile nella zona di curva 17: i commissari hanno provato a risolvere, ma vedendo nuovi movimenti hanno deciso di interrompere ancora. Proprio per questo, lungo tutta la pista verranno effettuate verifiche ai tombini.

Dunque cosa resta, del giovedì sera del Nevada? Resta l'impressione generalizzata di un quadro ancora totalmente in evoluzione, così come il tracciato: pure Max Verstappen ha sottolineato come seguire, o ancora meglio prevedere, l'evoluzione della pista sarà fondamentale per azzeccare l'assetto giusto.

Ferrari discreta

Nella prima sessione si era vista una Ferrari capace di mettersi davanti con Leclerc, con un Charles ispirato ad una SF-25 che con lui era parsa già molto buona in trazione. Le velocità di punta non eccelse avevano fatto pensare ad un motore ancora contenuto ed un assetto un po' più carico, aspetto che ha trovato conferma: nelle libere 2 infatti la Rossa è scesa con il livello di downforce al posteriore, scelta che a livello di prestazione è difficile giudicare proprio in virtù delle complicazioni delle FP2.

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