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Hulkenberg sul podio a 10 anni dal trionfo di Le Mans: "Ricordo ancora come si fa, decisiva una fase del GP"

© Ferrari

Fino a ieri gli sarà pure mancato il podio in Formula 1 ma, in bacheca, Nico Hulkenberg poteva iscrivere la vittoria alla 24 Ore di Le Mans. Dieci anni fa, quasi esatti. Giugno del 2015, in trionfo con Porsche insieme a Nick Tandy ed Earl Bamber, in una dimostrazione unica: era dal 1991 di Herbert e Gachot che dei piloti di Formula 1, a campionato in corso, non gareggiavano a Le Mans, vincendola.

Adesso ha raggiunto anche quel podio in F1, un piazzamento frutto di scelte strategiche perfette, di velocità sorprendente della Sauber nelle condizioni di pista della domenica di Silverstone e di un pilota esperto e di assoluto valore al di là dei piazzamenti ottenuti in carriera.

“È bello, ricordo ancora come si fa. Nelle serie junior ero abituato a fare molti podi, poi ho dovuto attendere un bel po’”, ricorda Hulkenberg nel dopogara, pensando a Le Mans.

“La gara è corsa via così velocemente che sto ancora elaborando la cosa, poi ci sono così tante emozioni, persone che arrivano, tanta positività e congratulazioni. Sono felice, sollevato ma, come ho detto, sarà nelle prossime ore e nei prossimi giorni che capirò meglio e penso sentirò ancora di più la gioia nelle prossime settimane”.

Sauber in crescita 

Il podio a Silverstone arriva dopo una striscia di piazzamenti tra i primi 10 iniziata a Barcellona con il quinto posto e il sorpasso su Hamilton, poi gli ottavi posti in Canada e Austria, dove anche Bortoleto ha guadagnato due punti iridati. Sauber sale così al sesto posto nel mondiale Costruttori, 41 punti, davanti ai 36 di Racing Bulls e Aston Martin. Con gli aggiornamenti introdotti alla monoposto, la stagione della struttura Audi in divenire ha cambiato segno.

Certo, per un podio, servono condizioni particolari come quelle avute a Silverstone e serve saperle cogliere - oltre ad avere una monoposto che funziona bene, dettaglio critico, ad esempio, per Ferrari e Red Bull nella domenica inglese -.

Decisivo il tempismo dei pit-stop, soprattutto l'ultimo

“Tutti i pit-stop non avrebbero potuto avvenire in momento migliori, è qualcosa di molto raro e difficile da fare. Alle spalle di Lance avevamo un passo simile, era veloce, ma su quel set di intermedie ha avuto più degrado di me con la pista che si stava asciugando. Non ci pensavo al podio, correvo per la quarta-quinta posizione, ed era già un buon risultato”, prosegue Hulkenberg, che ha realizzato come fosse la volta buona dopo l’ultimo pit-stop.

Il recupero di Hamilton si è infranto contro una Ferrari SF-25 difficilissima da guidare sul bagnato e su pista umida. “Prima di fermarmi per montare le stick ho capito che il podio sarebbe stato possibile. Ho passato Lance, poi l’ha fatto in fretta Lewis e sono riuscito a tenerlo sotto controllo e anche allungare man mano che le gomme intermedie si stavano usurando sempre più.

Abbiamo fatto una chiamata strategica davvero buona, fermandoci per montare le stick un giro dopo e abbiamo guadagnato credo 10” (anche complice il fuoripista di Hamilton; ndr). Quel distacco è stato fondamentale, da lì in avanti sono stati 11-12 giri lunghissimi. Poi lui ha recuperato abbastanza velocemente, quindi sì, c’era pressione. È stata una gara intensa, ma come ho detto, non abbiamo ceduto e non abbiamo commesso nessun errore”.