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Vincere in Giappone è speciale, per Button

Jenson Button ama il Giappone e vincere a Suzuka per lui equivale a trionfare in Inghilterra. È la sua seconda patria. 
«Volevo vincere in Giappone perché questa pista è speciale per tutti noi, è un posto che adoro, vincere davanti a questo pubblico vuol dire molto», specifica infatti a fine gara.

Fin dalle prove Button sapeva che questa corsa sarebbe stata critica per la gestione delle gomme, come si è rivelata. E lui sapeva di avere nella testa e nel piede la capacità di saper gestire meglio i pneumatici rispetto a tutti gli altri. Ha battuto Vettel non in pista, ma nel gioco dei pit-stop riuscendo a percorrere due giri più di lui con le soft e a guadagnare quei 2/3” di vantaggio prima del cambio gomme che poi sarebbero stati decisivi. Quindi ha tenuto a distanza Alonso facendo la classica tattica dell’elastico, rallentare per preservare le gomme nel finale poi ristabilendo un divario minimo di margine appena sopra al secondo che inibisce l’uso del Drs e il rischio di un sorpasso in scia. 

«Non avevamo paura di Alonso - conferma Withmarsh, boss del team McLaren - lui stava rimontando ma sappiamo che Jenson stava gestendo gomme e vantaggio».

Però la Ferrari nel finale si è lamentata del comportamento di Button nella ripartenza dopo la safety-car: avrebbe zigzagato e rallentato troppo proprio nel mezzo della famosa curva 130R, costringendo quelli dietro a frenare all’improvviso e a rischiare l’incidente. Ma rivedendo le immagini, non c’è alcuna critica che si possa fare al comportamento di Button: in quanto leader dietro la safety-car può fare l’andatura, e gli altri sono obbligati ad adeguarsi a lui ed è un loro onere quello di tenersi fuori dai guai.
Ora Button, con in tasca un rinnovo di contratto quinquennale con la McLaren deve lottare per mantenere il secondo posto in campionato nelle ultime quattro gare: «Sono fiducioso perché la macchina è molto migliorata nelle ultime settimane e la squadra lavora in modo impeccabile nelle strategie».