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A Monza “vince” anche Pirelli

Ci si dimentica spesso che qualsiasi vettura stradale o da corsa poggia su quattro gomme. E che anche la migliore macchina da competizione non può essere competitiva se non dispone di ottimi pneumatici. La Pirelli ha accettato di fornire la monogomma alla Formula 1, per il triennio 2011-2013, malgrado fosse assente dai gran premi da un ventennio. L’impegno del gommista italiano, visti anche i tempi stretti per realizzare il nuovo prodotto a causa dell’accordo raggiunto con la Fia a metà dell’anno scorso, equivaleva ad affrontare una sfida tecnica certamente difficile, ad accettare una scommessa.

Al Gran Premio d’Italia a Monza, a una manciata di chilometri dalla sede della Bicocca, la Pirelli ha definitivamente convinto: le gomme italiane – sebbene fabbricate in uno stabilimento in Turchia – hanno superato con successo l’esame forse più difficile; quello appunto con la veloce pista monzese. Le temperature elevate, le sollecitazioni che il tracciato trasmette alla carcassa del pneumatico e il surriscaldamento sui lunghi rettilinei, nei curvoni veloci e nelle chicanes rappresentano un test sicuramente severo.

Le mescole morbide e medie hanno fatto registrare una eccellente durata – considerando le caratteristiche del tracciato e la battaglia tra i migliori – e nessun fenomeno di “blistering”, la formazione cioè di bolle anomale sul battistrada. È vero che a Monza la Pirelli aveva suggerito ai team di non esagerare con l’angolo di camber – l’inclinazione delle ruote rispetto all’asse verticale – tanto che la Fia aveva deciso di imporre un limite massimo di 3,75 gradi contro i 4 utilizzati invece al GP del Belgio, a Spa-Francorchamps. Ma è altrettanto vero che la serrata sfida tra i primi cinque – Vettel, soprattutto tra Button, Alonso, Hamilton e Schumacher – è stata tale che le gomme non sono state certo risparmiate.

Non è affatto banale, visto che è fornitore unico, né paradossale affermare che la Pirelli vince in Formula 1. L’industria italiana sta vincendo non solo per l’eccellente prodotto che mette a disposizione ma anche perché è stata capace di realizzare gomme conformi alle forse bizzarre richieste della Federazione Internazionale dell’Automobile: pneumatici in grado cioè di aumentare lo spettacolo in pista. Missione compiuta.

Ecco perchè la Pirelli ha successo: ha demolito lo scetticismo di chi aveva previsto  un passo falso il suo ritorno in Formula 1. L'italia, in questo difficile momento, ha bisogno di aziende come quella milanese; di gente coraggiosa e pronta ad affrontare senza esitazione le sfide ai massimi livelli.

(Nella foto, Marco Tronchetti Provera, presidente della Pirelli, sullo schieramento del GP d’Italia a Monza; alle sue spalle il tecnico Paul Hembery, responsabile del programma F.1 dell’industria italiana)