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Analisi prove GP Monaco

Qualcuno si sarà meravigliato di vedere una Ferrari così competitiva. Qualcuno - magari in squadra - avrà anche improvvidamente ricondotto il risultato delle libere di giovedì al siluramento dell'ingegnere Aldo Costa. Come se in quattro giorni la Ferrari potesse avere rivoluzionato vettura e strategie. La spiegazione del miglior tempo di Alonso (anzi, “le” spiegazioni) è molto meno cervellotica. Fernando si era espresso un po’ goffamente, alla vigilia, dicendo che su questo tracciato l’aerodinamica conta poco. I

n realtà Montecarlo è il circuito che richiede più carico in assoluto; ma a differenza di Barcellona, per esempio, non privilegia l’efficienza – cioè il rapporto fra carico e resistenza – e soprattutto non ha curve veloci che stressano o fanno scivolare le gomme, quando manca l’aderenza aerodinamica.

L’analisi successiva di Fernando è corretta: «Certe mancanze qui vengono coperte da altri fattori, come la meccanica e il motore». E in effetti, in pista le Ferrari hanno mostrato buona trazione e facilità di inserimento. Va detto che nella seconda sessione Alonso ha usato le gomme (soft e super-soft) in maniera diversa dagli altri, coprendo - con quelle relativamente più dure - anche 12 giri in successione, di cui 7 sotto il tempo di ’1’19”: con lo stesso set aveva percorso i primi 14 passaggi, ma ha spezzato in due tronconi la sua serie.

Sebastian Vettel e la Red Bull giravano più lenti, ma hanno percorso ben 23 giri con lo stesso treno di pneumatici, lavorando per la gara. Impressionante Massa con 16 passaggi consecutivi (più quello di uscita) in super-soft e tempi buoni. Tutto lascia supporre che la strategia di gara sarà su due soste, partendo con la supermorbida - che dura più del previsto - marcata in rosso, e poi affidandosi a due set di “soft”, che hanno la scritta gialla.