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Le “purghe” Ferrari

L'uscita di Costa dalla direzione tecnica Ferrari F.1 apre un nuovo scenario. L’ultimatum di Montezemolo lanciato alla vigilia del Gran Premio di Turchia, un mese fa, ai suoi dirigenti della Scuderia era stato perentorio: ““Mi aspetto che i nostri tecnici agiscano con determinazione e sappiano tirare fuori il massimo delle loro capacità per migliorare la prestazione della monoposto in tempi brevi”. Insomma: così non si può andare avanti. La svolta non c’è stata. Le cose sono anzi precipitate con il crollo al Gran Premio di Spagna: la peggiore prestazione della Ferrari nelle prime cinque gare del campionato, malgrado il magico sprint iniziale di Alonso.

La decisione di intervenire subito con l’accetta, “tagliando” il direttore tecnico Aldo Costa, Luca di Montezemolo forse l’ha presa già domenica pomeriggio, quando la Rossa numero 5 di Fernando Alonso ha concluso quinta e doppiata dalle Red Bull e dalle McLaren dopo essersi consultato con Domenicali. E lunedì, con lo staff rientrato da Barcellona, l’ha comunicata a chi doveva comunicarla: l’ingegnere Aldo Costa, capo dei tecnici di Maranello e responsabile della monoposto 2011. Lui l’aveva progettata, lui non era stato capace di correggerne i difetti, soprattutto la ormai famosa mancanza di carico aerodinamico. Costa ha dunque pagato la mancanza di competitività della Ferrari.

Ma i contrasti in seno al team risalivano allo scorso inverno. A inizio gennaio Autosprint pubblicò un'intervista  esclusiva a  Stefano Domenicali, in cui il capo della squadra corse metteva chiaramente alle strette il direttore tecnico Costa. Domenicali in quell'intervista spiegava che aveva espressamente chiesto ai suoi tecnici per il 2011 una macchina "estrema", ardita e non convenzionale. Una monoposto capace di essere veloce fin dalle prime gare, una macchina al limite del regolamento nello sfruttamento delle soluizioni aerodinamiche . Come la concorrenza inglese è da tempo abituata a  fare.

Alla prova dei fatti la 150 Italia si è invece dimostrata - per ammissione stessa dei tecnici - un'auto convenzionale; una semplice evoluzione della vettura dell'anno prima, piuttosto che un progetto innovativo. Questo ha messo in crisi la posizione di Costa che non ha rispettato i capitolati che gli erano stati dati. Ecco perché a pagare le colpe della non competività della Ferrari è stato il d.t. parmense.

Ora però su Domenicali si accentrano ulteriori responsabilità: da lui come direttore della Ges dipendono infatti - senza altri filtri - il nuovo capo del settore telaistico, l’inglese Pat Fry, direttore tecnico “in pectore”, il responsabile del reparto motori ed elettronica Luca Marmorini, e Corrado Lanzone, l’ingegnere che dirige la “fabbrica” che materialmente costruisce le macchine da corsa. Oltre al progettista, il greco Nikolas Tombazis ora diventato responsabile aerodinamica.

Ma da Maranello filtra dell’altro. Che ruolo ha avuto Fernando Alonso nel siluramento dell’ingegnere Costa? Ufficialmente nessuno. Da quando è arrivato alla Ferrari, lo spagnolo ha tuttavia giocato un ruolo sempre maggiore e ha preso un certo potere. Non è un segreto che sia stato Alonso a “sponsorizzare” l’assunzione, un anno fa esatto, di Pat Fry, col quale aveva collaborato alla McLaren, quattro anni fa. Lo spagnolo ha pubblicamente sempre elogiato la Ferrari – è lautamente pagato anche per questo – soprattutto il lavoro dei tecnici.

Quest’anno, però, Alonso è stato più cauto e, pur sempre mascherandolo dietro la sua visione ottimistica del futuro, non ha mancato di muovere critiche alle faccende tecniche. Anche perchè erano talmente evidenti che negarle sarebbe stato inutile. A ridargli rapidamente una vettura almeno competitiva e, soprattutto, a definire le linee di progetto della monoposto per il 2012 toccherà da subito all’ingegnere Pat Fry.