Alpine, un Monte (Fuji) di soddisfazione: successo simbolico nella 100° gara del WEC

Pubblicato il 28 settembre 2025, 10:04 (Aggiornato il 28 settembre 2025, 10:11)
Sembrava tutto perduto, e invece...
Se partecipi al Mondiale Endurance, gli obiettivi sono due: la 24 Ore di Le Mans ed i titoli iridati (Costruttori e Piloti, in ordine di valore per una Casa). Ma per vincere la corsa più importante dell'anno o arrivare al titolo, devi andare per gradi, ed un successo di tappa fa parte di questo processo. Alpine c'è finalmente riuscita: la 6 Ore del Fuji è la prima pietra per la scuderia francese, che alla 15° gara del progetto A424 ha finalmente fatto centro. Un successo inseguito, voluto e figlio di un percorso di crescita andato avanti tra alti e bassi, fino al giorno della grande occasione.
Già un anno fa la tappa giapponese aveva sorriso alla casa francese, che dispone di una piattaforma LMDh, tipologia di vettura teoricamente più a suo agio sul tracciato nipponico. Un successo arrivato in una giornata che si era messa malissimo per l'equipaggio numero 35, sperduto a fondo classifica nella parte iniziale della corsa ma poi tornato in ballo grazie ad una safety car salvifica, fatta fruttare con una sosta ritardata. Magie e colpi di fortuna dell'Endurance, dove le corse durano ore ma basta un attimo per far svoltare una giornata.
Vinta una corsa dall'enorme valore simbolico
Ad inizio anno, il 2025 era la seconda tappa del percorso: l'imperativo era "crescere ancora". Nessuna ansia da risultato, solo un continuo progredire per arrivare al vertice. Tale crescita, a dirla tutta, non c'era stata granché, soprattutto nell'esecuzione di squadra: la A424 quest'anno ha fatto vedere qualche buono sprazzo di velocità, valso anche due podi (Imola e Spa) all'equipaggio numero 36, ma troppo poco per una macchina che nel percorso di crescita pareva essersi inceppata. Il joker di sviluppo si era concentrato sull'affidabilità del motore, con tanti altri studi effettuati per progredire nella fase di frenata: forse non è un caso che il successo sia arrivato su una pista dove le frenate sono piuttosto delicate. Indubbiamente, per valutare passi avanti complessivi e decisi, bisognerà rivalutare la vettura francese su altre piste e magari con un altro BoP: ma è fuori discussione che è un successo diventi a una bella medaglia da mettere sul petto, per un progetto che ha saputo graffiare anche dal punto di vista storico: la 6 Ore del Fuji era la gara numero 100 nella storia del WEC, ed averla vinta fa entrare la A424 negli annali.
Quel confronto con la Peugeot e... l'Alpine F1
Le classifiche di fine anno saranno quelle che saranno, ma la vittoria in Giappone salva una stagione che si era messa male e strappa un sorriso (intimo) alla Alpine. Ricordiamo, innanzitutto, che questo è un progetto di squadra che arriva da lontano, dai tempi in LMP2, e poi dal progetto A480 che però non era altro che una vecchia Rebellion R13. Vincere in Hypercar con una vettura propria, tuttavia, ha un valore immenso: perché in un mondo molto francese come quello dell'Endurance, essere diventata una macchina capace di trionfare è un traguardo storico per Alpine, che si è tolta la soddisfazione di assicurarsi, almeno per quanto riguarda la corsa al primo successo, il "derby" con l'altra casa francese, la Peugeot.
E poi, anche se non si dovrebbe dire, c'è quel confronto con la F1 che oggi, di fronte ad un'annata molto deludente per la compagine impegnata nel Circus, diventa più scomodo per la scuderia di Formula 1. Non si dovrebbe dire, eppure si dice: Paul-Loup Chatin, Ferdinando Habsburg e Charles Milesi, paradossalmente l'equipaggio più in difficoltà tra i due Alpine quest'anno, hanno regalato una gioia al mondo Alpine e più in generale al mondo Renault. E no, quella gioia non arriva dalla F1.
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