Toyota, Monte (Fuji) di speranza: serve un ultimo atto di forza prima di abdicare

Fuji 2025 come tappa numero 100 nella storia del WEC ma pure come fine di un ciclo: la Toyota è pronta ad abdicare, ma vuole farlo con un'ultima prova d'orgoglio
Toyota, Monte (Fuji) di speranza: serve un ultimo atto di forza prima di abdicare
© Toyota Gazoo Racing WEC

Matteo NovembriniMatteo Novembrini

Pubblicato il 24 settembre 2025, 08:48

Per gli shintoisti, è un luogo di culto, quasi mistico. Per i turisti, un paesaggio che non puoi mancare, se passi da quelle parti. Per gli appassionati, è lo sfondo perfetto ad una pista che ha fatto la storia, tra il mondiale di F1 1976 ed una serie infinita di corse ospitate. Per la Toyota, invece, il Fuji è soprattutto casa sua. Ed il monte, quel Monte Fuji, oggi è un monte di speranza.

Fine di un ciclo

Nello sport, la "caduta degli dèi" ha sempre il suo fascino. Inutile negarlo: è così. Ma il suo fascino lo ha anche il vecchio leone ferito che, nonostante tutto, prova a rialzarsi e quantomeno a combattere. Ed è un po' questa, l'immagine della Toyota: l'immagine di una casa che, dopo anni di dominio, si appresta a lasciare vacante, per la prima volta dal 2017 (ultimo Costruttori non vinto dalla Toyota), il trono nel Mondiale Endurance. Anzi, i due troni: perché se l'anno scorso aveva già perso il titolo Piloti, quest'anno perderà anche quello Costruttori.

La casa nipponica è in lizza sì, ma solo per la matematica: è quarta in classifica con un ritardo dalla vetta di 104 punti. Considerando che ce ne sono a malapena 110 ancora disponibili, va da sé che Toyota è in lizza per il campionato solo da un punto di vista strettamente teorico. La pratica, tra tre avversarie (Ferrari, Porsche, Cadillac) da superare ed un ritardo ormai al limite del possibile, dice chiaramente che il ciclo dei giapponesi è destinato a finire. 

thumbnail

Riflessioni per il futuro: GR010 sì o no?

La realtà dice che è finito da un po' e che si aspetta solo la certificazione ufficiale, se è vero che in sei gare non sono riusciti a prendere neanche un podio. Colpa del BoP? Colpa di una GR010 Hybrid più vecchia di ogni altra hypercar e quindi al limite del suo sviluppo? Colpa di una squadra che ha perso il bandolo della matassa, sia tecnica che esecutiva? La verità, magari, sta un po' nel mezzo, soprattutto per quanto riguarda le prime due voci. Sulla terza andiamoci cauti, anche se qualche indizio c'è: quest'anno anche i piloti hanno sbagliato, perché quando aumentano la concorrenza e le difficoltà, sei costretto a rischiare di più e allora anche la possibilità di sbagliare aumenta. A proposito di concorrenza, i maligni diranno: ah, appena le Toyota hanno avuto avversari degni, hanno cominciato a perdere. Non è una critica che si può rispedire totalmente al mittente: magari maliziosa, ma con un fondo di verità. Dalla sua, Toyota ha avuto anni di esperienza che gli altri hanno dovuto fare sul campo ed all'inizio hanno pagato questo scotto, nel 2023 ed in buona parte anche nel 2024. Poi però sono migliorati, sia dal punto di vista tecnico che operativo, e progressivamente i nipponici hanno perso la loro superiorità praticamente in ogni campo.

Tante volte il BoP non è stato benevolo, ma non vedere come gli altri siano arrivati, e rimettere tutto nelle mani del Balance of Performance, vorrebbe dire essere ciechi. Toyota sa che un ciclo è finito ed ora comincia il lavoro per aprirne un altro. Operando a fondo sulla GR010 oppure, come forse sarebbe meglio, ripartire con un altro progetto: non è detto che la GR010 sia un prototipo da buttare, ma bisogna anche valutare quanto potenziale ci sia eventualmente ancora da estrarre. Dunque, se vale la pena proseguire su quella strada oppure prenderne un'altra un po' diversa, magari conservando i dettami tecnici di questa macchina.

thumbnail

Una prova d'orgoglio

Qui però torniamo all'immagine del vecchio leone ferito, agli dèi che cadono ed al tramonto dei grandi domini. Toyota, non vuole farlo da comparsa e quest'anno comparsa lo è stata anche troppo. Vuole farlo e niente di meglio che farlo al Fuji, a casa sua, per di più nel round numero 100 nella storia del WEC: nessuno dal 2012 ad oggi ha corso e vinto più di Toyota. Vincere in casa (dal 2012 ad oggi, la casa nipponica ha perso solamente due volte, nel 2015 e l'anno scorso), sulla sua pista, e vincere in una tappa così simbolica per la storia della categoria, sarebbe come un riconoscimento simbolico a chi, in questi anni, è stata regina. Non sarà facile, come non lo è stato l'anno scorso e come non lo è mai stato quest'anno, e le ragioni tecniche esulano completamente da sogni, speranze e storia, per cui sarà dura. Ma il Fuji, con tutti i suoi misteri, magari sarà in grado di evocare quel fantasma della Toyota vincente che fu. Per i suoi tifosi, che accorreranno in massa, magari è solo un'illusione. Ma serve provarci. Prima di abdicare in maniera definitiva, c'è da far risuonare il Kimi ga yo, e far sventolare la Hinomaru, per un'ultima volta.

Iscriviti alla newsletter

Le notizie più importanti, tutte le settimane, gratis nella tua mail

Premendo il tasto “Iscriviti ora” dichiaro di aver letto la nostra Privacy Policy e di accettare le Condizioni Generali di Utilizzo dei Siti e di Vendita.

Commenti

Loading

La Ferrari regina del mondo: 53 anni dopo, il Cavallino conquista il WEC

La Rossa di Maranello firma una stagione memorabile nel Mondiale Endurance. In edicola da oggi il numero 45 di Autosprint da collezione con 16 pagine dedicate all'impresa della Ferrari

Papà e campione nella stessa notte: la storia di Giovinazzi

Antonio Giovinazzi trionfa nel WEC e... nell'amore. Nella stessa notte conquista il mondiale piloti e costruttori con la Ferrari e diventa papà di Ginevra Madia