Charles Leclerc, da Baku alla Cina: l’allarme sui dati cerebrali

Un’inchiesta USA accende i riflettori: i dati cerebrali di Leclerc, raccolti in allenamento, potrebbero essere stati rubati dalla Cina
Charles Leclerc, da Baku alla Cina: l’allarme sui dati cerebrali
© Getty Images

Debora FigoliDebora Figoli

Pubblicato il 19 settembre 2025, 14:58

Charles Leclerc è impegnato a Baku per il diciassettesimo round del Mondiale di Formula 1 2025. Dopo una buona giornata di prove libere - terzo nelle FP1 e secondo nelle FP2 - il monegasco può guardare con fiducia al weekend. Ma mentre i riflettori della pista restano accesi, nelle ultime ore si è affacciata un’altra notizia che coinvolge il pilota Ferrari e che con la F1 ha solo un legame indiretto: i suoi allenamenti mentali.

L’headband che legge la mente

Secondo quanto emerso da un’inchiesta del giornalista investigativo Pablo Torre, la Cina avrebbe avuto accesso a dati sensibili raccolti attraverso un particolare dispositivo usato da diversi atleti di élite, tra cui proprio Leclerc. Si tratta del Focuscom, una fascia da indossare sulla fronte che grazie a dei sensori legge le onde cerebrali e le traduce in grafici. Non è fantascienza: i dati mostrano quanto un atleta è concentrato o sotto stress e vengono utilizzati per simulare condizioni di gara al limite, dall’ultimo giro di un Gran Premio a un match point di tennis.

Il Focuscom è stato adottato da figure di primo piano dello sport mondiale: oltre a Leclerc, anche Jannik Sinner, Mikaela Shiffrin (sciatrice alpina) e calciatori del Manchester City. Lo scopo dichiarato è migliorare le performance allenando la mente a mantenere lucidità sotto pressione. Ma l’inchiesta solleva dubbi pesanti: i dati cerebrali raccolti non sarebbero rimasti confinati a scopi sportivi.

Leclerc involontario protagonista

Il materiale raccolto dal giornalista americano mostra che parte di queste informazioni grezze sarebbero finite in mani cinesi, dove per legge le aziende sono obbligate a collaborare con il governo. Il sospetto, dunque, è che dati di valore inestimabile - come le reazioni cognitive di atleti d’élite - possano essere utilizzati non solo per applicazioni civili e scientifiche, ma anche per programmi di intelligenza artificiale e robotica militare.

BrainCo, la società produttrice del dispositivo, ha negato qualsiasi legame con l’esercito, ribadendo di operare solo in ambito sportivo e medico. Ma il dubbio resta. E per Leclerc, che si trova suo malgrado al centro di questa vicenda, la questione va ben oltre la Formula 1: quello che doveva essere un semplice strumento di preparazione mentale rischia di trasformarsi in un affare di geopolitica globale.

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