Carlos Sainz: montagne russe a Città del Messico per lo spagnolo
Dal trionfo del 2024 al ritiro del 2025: al Gran Premio del Messico Sainz vive l’essenza della F1, tra gloria, sfortuna e resilienza

Pubblicato il 31 ottobre 2025, 17:05
Il weekend del 2024 Mexico City Grand Prix rappresenta probabilmente il picco della carriera di Carlos Sainz. Alla guida della Scuderia Ferrari SF-24, lo spagnolo conquista la pole position e, dopo un inizio serrato, prende saldamente il comando in gara per tagliare il traguardo in prima posizione alla fine dei 71 giri.
La vittoria assume una valenza speciale: è la prima per Ferrari in Messico dal 1990, e la quarta di Sainz in Formula 1.
In quell’occasione, Sainz dimostra una calma notevole, una gestione perfetta del passo gara e dello pneumatico, oltre a saper approfittare delle penalità inflitte ai rivali per consolidare il risultato. È una prestazione che convive con eleganza e aggressività, una vittoria che sente grande.
Per Ferrari, quel trionfo rappresenta anche un importante segnale nel mondiale costruttori: la squadra si issa al secondo posto superando la Red Bull Racing.
Messico 2024 offre a Sainz non solo il risultato, ma una gara perfetta destinata a rimanere nel cuore dei ferraristi e non solo.
La sfortuna al GP del Messico 2025
Dodici mesi dopo, al 2025 Mexico City Grand Prix, la storia prende un’altra piega. Sainz, questa volta al volante della Williams Racing FW47, dopo il passaggio dalla Ferrari, entra in gara con buone speranze, ma una serie di eventi lo costringeranno a una domenica da dimenticare.
Al via del GP precedente, quello di Austin, viene coinvolto in un contatto con il pilota della Mercedes Kimi Antonelli, che gli vale una penalità di cinque posizioni in griglia per il Messico.
In gara, Sainz segnala vibrazioni e problemi che derivano da un contatto al primo giro con Liam Lawson. Quel danno compromette anche il funzionamento del limitatore.
Ne consegue una penalità multipla: due sanzioni per velocità eccessiva in pit-lane, che azzerano ogni potenziale spunto di rimonta.
Alla fine, nonostante un buon ritmo mostrato in alcune fasi, Sainz è costretto al ritiro. Le speranze di rivalsa vengono spente da un insieme di circostanze tecniche e sportive che convergono in un epilogo amaro.
Dualismo: dall’apice alla difficoltà
Questa doppia pagina messicana di Sainz racconta bene il paradosso del pilota di alto livello: da un lato la vittoria perfetta, dall’altro la domenica da incubo.
Nel 2024, il contesti di una Ferrari competitiva, vettura ben messa a punto, e lui stesso al massimo della forma, ha permesso a Sainz di esprimere tutto il suo potenziale. Il circuito dell’Autódromo Hermanos Rodríguez, con le sue insidie e le altitudini, proponeva una sfida che lui ha saputo gestire con freddezza e talento.
Nel 2025, invece, la transizione alla Williams e le variabili tecniche hanno cambiato lo scenario: vettura non al livello dei top team, incidente al via, penalità che compromettono tutto e, infine, un ritiro che brucia. Per il pilota spagnolo, il salto tra le due stagioni diventa l’emblema delle altissime vette e delle battute d’arresto che caratterizzano la Formula 1.
Il contrasto è forte: da un trionfo limpido e meritato al 100 % a una gara in cui il mezzo, macchina, sensore, contatto, prende il sopravvento. Sainz, che un anno prima aveva sorriso sul podio, l’anno dopo lotta contro tutto ciò che può andare storto.
Cosa significa per Sainz
La vittoria del 2024 resterà probabilmente come la migliore della sua carriera per spettacolarità, macchina e contesto. È il momento in cui ha dimostrato davvero di poter vincere in condizioni top.
Il 2025 gli consegna invece una lezione di resilienza: la vittoria non dipende solo dal pilota, ma da un insieme, squadra, macchina, strategia, affidabilità, che deve funzionare in armonia.
Per Sainz, questo dualismo mette in evidenza il suo valore reale: capace di vincere con lucidità, ma anche chiamato a gestire le avversità e a reagire quando tutto va storto.
Carlos Sainz incarna l’anima della corsa: l’apice e la caduta, la gioia del trionfo e la frustrazione del ritiro. Il Messico lo ricorderà per due facce: una gloriosa, una tormentata. E per il tifoso, entrambe raccontano un pilota che non si limita a partecipare, ma che vive la Formula 1 a tutto tondo.
In fondo, la parabola messicana di Carlos Sainz racconta molto più di due weekend di gara: è il ritratto di un pilota completo, capace di affrontare con la stessa determinazione la gloria e la sfortuna. Sainz non si nasconde, non cerca alibi. Analizza, impara, ricomincia. È il suo modo di essere: concreto, ostinato, sempre pronto a rimettersi in gioco.
E forse è proprio questa la sua forza più grande. Perché nel mondo della Formula 1, dove il talento è una condizione necessaria ma non sufficiente, Sainz resta uno di quei piloti che uniscono intelligenza, grinta e sensibilità. Uno che, anche nei giorni peggiori, continua a meritarsi ogni centimetro della pista.
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