Please, in F.1 toglietevi la paura dell'acqua

Pubblicato il 28 luglio 2025, 09:28
Da bambino sapevo che i muratori erano i soli a non lavorare in caso di pioggia. Poi, negli anni, a dire il vero ho visti diversi di loro eroicamente in varie faccende affaccendati, mentre diluviava.
A quanto pare, a giudicare da Spa F.1 2025, gli unici a godere dell’immunità acquatica - a parte gli specialisti degli ovali in Usa - sono proprio i piloti del Circus. Perché questa F.1 con la pioggia ha un problema grave, una questione seria.
Ormai, appena cascano due gocce, chi ha la responsabilità di corsa comincia a sudare, a cincischiare, a deglutire a fatica, a grattarsi la nuca, a scervellarsi su cosa c’è da fare, dividendosi coi collaboratori su possibili drammatiche decisioni da adottare, quasi che di fronte avesse un guidrigildo, una prova mortale, un giudizio degli dei, un supplizio di santi protomartiri, un drappello di venti cristiani in attesa d’essere esposti alle fiere in un anfitreatro romano.
Invece ci sarebbe una sola cosa da fare: verificare serenamente se sussistono le condizioni per correre e, quindi, semplicemente, correre.
Tanta, troppa attesa a Spa
Se la pista non è allagata - e Spa non lo era -, si può correre. Se la pista ha drenaggio ideale - e Spa è uno degli impianti a più alto effetto drenante, perché nasce, cresce e prospera nella cova della pioggia, le Ardenne - si deve correre. Da subito.
Se piove, si montano le intermedie e si parte. Punto.
Poi ci sarebbero le full rain, che però non vengono fatte usate mai, dalle autorità sportive, perché secondo alcuni scaricherebbero troppa acqua, limitando la visibilità. Boh. Bene. Fate voi. Ma allora cosa cavolo le avete ammesse a fare?
Okay, torniamo alla questione cruciale, perché non voglio parlare di gomme, sennò faccio come in Tv dove chiacchierano solo di mescole, nuove o raspate, dalla mattina alla sera. La visibilità. Già, la visibilità. Guarda un po’.
Secondo le suorine barbute, quando piove ci sono problemi di visibilità. Eh sì. Dirò di più: se ti dice sfiga, ma proprio sfiga, quando piove ci si bagna anche. E se ti va male, ti prendi pure un abbassamento di voce. Roba che rischi una seratina tutta ciambellone e latte caldo. Bbrrr che paura, specie quando gli stipendi sono a nove, dieci, undici zeri e si risiede a Monte Carlo, dove negli androni c’è corrente e poche farmacie aperte, la sera.
Ma concentriamoci sulla visibilità. Correre con la pioggia e con scarsa, scarsissima visibilità, è una delle essenze della F.1.
Da Senna a Le Mans, la questione visibilità
Senna costruì le sue prodezze più favolose perché, mentre gli altri annaspavano, lui era un siluro. Pioveva che Dio ma mandava, i rivali si ciecavano e lui sfrecciava col radar nel cervello. Ma quando in Australia 1989 franò sul doppiato Brundle perdendo una ruota perché nell’uragano manco lo aveva visto, non disse maledetti quelli che mi e ci hanno fatto partire, annullate tutto, ma, semplicemente, prese e portò a casa.
Funziona così, con chi è onesto intellettualmente, no? Be’ sappiate che se passa il discorso che si corre solo in caso di visibilità ottimale, sul bagnato non si correrà mai più. Vado oltre. Anche alla Dakar c’è la sabbia, c’è il fesh fesh, ma si corre lo stesso, a manetta, specie se sei in moto. Anche a Le Mans, di notte, ci si vede piuttosto male, sapete. Il circuito è illuminato, ma non troppo. E c’è chi limita i suoi turni perché ha problemi col buio. Be’, se volete, possiamo smettere anche di correre la notte a Le Mans (l’anno scorso hanno messo 7 ore di Safety Car notturna perché pioveva, per paura che qualcuno si facesse la bua), ma di questo passo avremo una 24 Ore fatta di due manche di 12 ore l’una, da disputarsi con la luce piena, in due giornate e per somma di tempi, magari pure con l’asciutto e il prosecco in frigo.
Ma rivado su Spa. La verità? Si poteva e si doveva correre, da subito, per un altro motivo decisivo. Perché se parti alle 15, come da regola, hanno vantaggio quelli che hanno assettato la macchina da bagnato fin da prima delle qualifiche, ma se aspetti che torni il sereno e si schiudano le margherite, a gente tipo Verstappen e ad Hamilton gli fotti vergognosamente la gara.
Traa sicurezza e competitività
Di più: se Max dice, protesta e implora che si parta subito, lo fa perché è scemo, autolesionista, sadico, disturbato o, più verosimilmente, perché un quadricampione del mondo in carica ha tutto il diritto di esprimere la sua opinione, che di attendibilità dovrebbe averne tanta? Poi, certo, se aspetti le 16, col sole a Blanchimont, metti la briscola forte in mano agli altri, ossia ai due della McLaren, i quali gareggiando nelle condizioni più simili alla normalità, fanno tranquillamente come sempre un sol boccone di tutti, rifilando a pista semiasciutta distacchi misurabili col calendario nel secondo settore, quello che conta.
Quindi non è solo una questione di rischio e sicurezza ma anche di chance e perequazione di competitività, visto che partendo alle 15 con ogni probabilità avrebbe vinto Verstappen (vedi il GP del Brasile dello scorso anno), ma avviandosi un’ora dopo, ciao mare e McLaren imprendibili.
Così, dopo la clamorosa pestata di sterco di quattro anni fa, col mini GP corso alla media della processione del Venerdì Santo, un altro bel colpo alla credibilità della F.1. Per di più, come ormai fin troppo spesso accade, proprio sul suo palcoscenico più bello: il meraviglioso tracciato di Spa-Francorchamps. Il tutto con scelte macchinose, esasperatamente lente, nonché scioccamente e truffaldinamente conservative, perché aspettando il bel tempo alla fine hanno tolto le coppe dalle mani di qualcuno, per collocarle in braccio ad altri.
Motorsport is dangerous
Sapete che c’è? Questo, piaccia o meno, è uno sport estremo legalmente autorizzato. Quindi il rischio è del tutto connaturato e ineludibile alla trama dello show. Se togliete il rischio, non è più motorsport.
Il rischio deve esserci, ma ben bilanciato con la sicurezza, che non deve e non può mai concettualmente essere assoluta, perché la total safety non esiste, non è mai esistita e mai esisterà. Il rischio, semplicemente, deve essere ragionevole.
E correre sul bagnato, con gomme da bagnato, su un circuito altamente drenante, è e sarebbe stato, assolutamente ragionevole. Posso capire la paura del fuoco, negli Anni ’70, ma è folle che la F.1 sia sempre più rovinata, nel terzo millennio, dalla paura dell’acqua. La paura dell’acqua lasciatela ai reninenti del bidé e toglietela di mezzo, dal circo iridato.
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